▼ La verità del bresciano Sandrini: “Ecco i miei tre anni nelle mani di Al-Qaida”
E’ sparito per 957 giorni, dal 2016, finendo nelle mani dei terroristi di Al-Qaida in Siria. Di certo il caso del rapimento di Alessandro Sandrini è uno di quelli che ha fatto più discutere nel Bresciano. Non solo per l’apprensione di amici e familiari. Ma anche perché il giovane di Folzano è stato indagato – e poi assolto – per simulazione di reato: era accusato, infatti, di aver aver architettato un finto sequestro per sparire dalla circolazione e sfuggire così ai debiti, salvo poi essere ceduto a un vero gruppo jihadista, da cui fu rilasciato soltanto il 5 aprile 2019. Un caso che sarebbe andato di pari passo con quello di un altro bresciano, Sergio Zanotti.
Il Tribunale di Brescia, a giugno, ha prosciolto Sandrini dalle accuse di truffa e simulazione di reato. E nei giorni scorsi la stessa sorte giudiziaria è toccata a quattro cittadini (due albanesi e due italiani) per cui il pm aveva chiesto in tutto quasi 40 anni di carcere con l’accusa di aver indotto Zanotti e Sandrini a simulare un sequestro per cederli poi ad un gruppo jihadista in Siria al fine di ottenere in cambio un riscatto.
Sandrini, nei giorni scorsi, ha inviato una nota a BsNews.it per raccontare la sua versione dei fatti. Il giovane, in particolare, sottolinea di essere tornato dalla Siria in condizioni psicofisiche precarie e di essere stato trattenuto in Siria contro la sua volontà dal 5 ottobre 2016, dove è stato fatto anche convertire all’Islam. Infine ringrazia “le istituzioni che hanno fatto il necessario per riportarmi in patria” e aggiunge: “non provo alcun rancore nei confronti di coloro che mi hanno privato della libertà, poiché i rancori sono delle sostanze tossiche che si annidano nel cervello annebiandolo e limitandone le capacità”.
Di seguito riportiamo una sua immagine recente e il testo integrale delle sue dichiarazioni.
IL TESTO INVIATO A BSNEWS.IT DA SANDRINI
I punti che andrò a descrivere sono le situazioni che ho vissuto direttamente in territorio Siriano ,vissuti che tengo a rimarcare con fermezza , difronte a supposizioni e tesi che sono state riportate sia in aula durante il procedimento penale, sia da alcune testate giornalistiche nel corso degli anni.
1) In primis desidero replicare a quanto detto in aula, dove si è dichiarato che
A. Sandrini al rientro in Italia era in condizioni ottimali.
In realtà il corpo di Sandrini al suo rientro era gonfio e sofferente, condizioni causate da una ritenzione idrica dovuta ad un’ alimentazione a base di farinaci, la farina è alla base della cucina Jihadista Turkistan (Uiguri) , e tale condizione era data oltretutto dall’ impossibilita’ di movimento. Tant’è che nei due mesi successivi al suo rientro in Italia, il corpo di Sandrini è andato via via sgonfiandosi tornando a volumi nella norma, grazie ad una dieta mediterranea.
Sandrini al suo rientro in Italia si sottopone a diverse visite di controllo, dopo quasi tre anni trascorsi in prigionia, e nel mese di giugno 2019 effettuando degli esami del sangue gli viene riscontrata una positività all’epatite C (HCV), in seguito presa in cura con successo dal reparto infettivi degli spedali civili di Brescia, grazie a Dio.
Inoltre Sandrini nell’anno 2020 segue un percorso psicologico presso il CPS di via Luzzago, per agevolare il reinserimento sociale; percorso che ha avuto i suoi benefici e si è protratto per diversi mesi.
Queste problematiche riscontrate sono in antitesi con quanto dichiarato in aula sulle condizioni ottimali di A.Sandrini.
(Di quanto dichiarato, sono in possesso della documentazione )
2)Un mio dovere è ripetere come un mantra che A.Sandrini è stato trattenuto in Siria contro la sua volontà dal 5 ottobre 2016. Quando un individuo è privo di poter prendere anche le decisioni più banali ed è privato del libero arbitrio, dovendo sottostare alle volontà altrui, è da considerarsi un ostaggio.
Alessandro Sandrini è stato consegnato ad Al-Qaida nell’ottobre del 2016, con esattezza ,il 5 ottobre 2016 Sandrini si trovava già in terra Siriana nelle mani dei suoi carcerieri; benché il primo contatto telefonico con la madre del 19/10/2017 risalga ad oltre un anno dalla sua scomparsa, Sandrini era già da tempo nelle mani dei suoi sequestratori.
La sua conversione all’Islam avvenuta il 30/3/2017 e le modalità stesse con cui è stato portato all’esterno dai luoghi di detenzione , ne sono un importante conferma.
I gruppi Jihadisti sono noti per la divulgazione dell’Islam, ed un percorso di conversione è possibile solo attraverso lo stretto contatto con essi, e non con un gruppo di criminali comuni; inoltre gli spostamenti da un luogo di detenzione ad un altro e gli spostamenti per effettuare le telefonate ed i video, venivano compiuti dai sequestratori con grande sicurezza e tranquillità, in tenuta da guerra ed armati con fucili d’assalto da guerra , quale il Kalashnikov.
Facendo risaltare il pieno controllo del territorio su cui si muovevano.
Tali gruppi Jihadisti non sono presenti , e nemmeno avrebbero la possibilità di muoversi tanto agevolmente, sul territorio Turco; ma bensì tali condizioni sono fattibili sul territorio Siriano, con precisione nel governato di Idlib, riconosciuto da tutte le fonti geopolitiche come roccaforte dei jihadisti e di Al-Qaida.
Territorio dal quale è stata poi proclamata la liberazione di Alessandro Sandrini.
Questo è stato sostenuto anche dal Pubblico Ministero nel gennaio del 2020 , dove dichiarò che Sandrini è stato consegnato ai suoi carcerieri privandolo della libertà per oltre trenta mesi.
3) In Aula si è inoltre dichiarato che nei video registrati durante il sequestro non vi era sofferenza ne emozione.
Allego pertanto un confronto tra un fotogramma estratto dal primo video registrato nel gennaio 2018 (ed inedito all’ opinione pubblica) ed una mia foto prima della partenza per la Turchia. Le immagini parlano più delle parole.
In conclusione tenevo a precisare che non provo alcun rancore nei confronti di coloro che mi hanno privato della libertà, poiché i rancori sono delle sostanze tossiche che si annidano nel cervello annebiandolo e limitandone le capacità.
Con resipiscenza e resilienza tengo ciò che di buono mi ha lasciato questa lunga e dura permanenza in terra Siriana, con i suoi benefici e le sue immense difficoltà, confidando nel Creatore.
957 giorni in Siria. Colgo nuovamente l’occasione per ringraziare le istituzioni che hanno fatto il necessario per riportarmi in patria.
Ringrazio lo studio legale di Massimiliano Battagliola per la professionalità nel loro operato e l’immensa umanità dimostrata in questi anni.
In Fede: Alessandro Sandrini