▼ Caso Fism, le accuse del nazionale e la replica di Morgano
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E’ ancora scontro dopo la presa di distanza pubblica della Fism (associazione che raccoglie le scuole materne cattoliche) dall’ex presidente nazionale (1992-2021) Luigi Morgano, accusato di aver gestito conti correnti fuori bilancio. Il bresciano (ex eurodeputato Pd, ex membro del board di A2A, ex direttore della Cattolica) si è dimesso a maggio (dopo l’intervento del nazionale) anche dalla carica di vice della federazione bresciana. E oggi ha consegnato la sua replica al Giornale di Brescia (che per primo ha sollevato il caso con un pezzo di Nuri Fatolahzadeh).
Ma sullo stesso quotidiano, il successore di Morgano – Giampiero Redaelli – ha confermato le accuse, sottolineando di aver “assunto ogni iniziativa nel segno di una completa trasparenza”, che “le responsabilità, che sono personali e che non hanno a che vedere con la gestione delle scuole a livello territoriale, verranno accertate secondo la legge” e che “di fronte a delle irregolarità si procederà”. Il nodo sarebbe quello di alcuni conti correnti, con somme cospicue attinte da bilanci precedenti, non iscritti a bilancio e gestiti da Morgano con finalità che non sarebbero compatibili con gli scopi dell’associazione.
Morgano – sempre sul Giornale di Brescia – ha replicato spiegando che “la vicenda dei presunti ‘fondi occulti’ della Fism è da tempo oggetto di una franca interlocuzione con l’attuale gruppo dirigente nazionale della Fism” e che “anche dopo i chiarimenti richiesti dalla Presidenza nazionale alla Guardia di Finanza constato che nessun procedimento penale o rilievo fiscale risulta pendente nei confronti del precedente gruppo dirigente, probabilmente poiché risulta incontestabile che i fondi di cui si parla, che hanno un’origine assolutamente lecita e facilmente tracciabile leggendo attentamente i rendiconti approvati, sono sempre stati intestati alla Federazione nazionale e che il loro impiego è sempre stato utilizzato nell’interesse della stessa e delle scuole aderenti”.
Nel frattempo il caso è arrivato anche a Brescia, dove cinque consiglieri si sono dimessi e hanno chiesto un’assemblea urgente al presidente Massimo Pesenti, di cui Morgano era il vice fino a maggio.