Droga, sesso e crocifisso. Così hanno titolato i giornali e di certo è stata un’estate decisamente poco ortodossa quella di un sacerdote della Diocesi veronese con casa a Desenzano. Il prete – secondo quanto riporta Bresciaoggi – sarebbe ora ufficialmente accusato di minacce, violenza sessuale e possesso di droga. Ma risulterebbe irreperibile.
Il sacerdote, stando a quanto riportato da diverse fonti, avrebbe contattato un barista 31enne venezuelano su una app di incontri gay proponendogli rapporti sessuali a pagamento. I due ne avrebbero consumati diversi nei mesi successivi, ma gli ultimi non sarebbero stati pagati e il sacerdote – secondo quanto denunciato dal 31enne – sarebbe passato alle minacce verbali. Quindi – ad agosto – un secondo episodio, sempre con base a Desenzano: un transessuale avrebbe minacciato di lanciarsi dalla finestra dell’abitazione del sacerdote e sarebbe poi fuggito nudo (un episodio dai contorni ancora poco chiari). E nella successiva perquisizione dell’abitazione sarebbero spuntati anche sei grammi di cocaina e – secondo alcune fonti, che però non risultano confermate – addirittura un bilancino di precisione.
Notificare gli atti giudiziari all’uomo, a quanto pare, non si è rivelata un’impresa facile. Inizialmente – come noto – il sacerdote risultava parzialmente irreperibile (solo la diocesi di Verona era a conoscenza del luogo in cui si trovava), ma ora – riferisce Bresciaoggi – risulterebbe del tutto irreperibile (anche la Curia non avrebbe sue notizie). La Procura ha comunque concluso le indagini a suo carico e le accuse sarebbero quelle di minacce, violenza sessuale e possesso di droga. Ora il prete ha venti giorni di tempo per depositare memorie o farsi interrogare.
Secondo quanto si apprende, il protagonista della vicenda è un prete di 65 anni. L’uomo era operativo in una parrocchia del Basso Garda che fa riferimento alla diocesi di Verona fino a giugno dello scorso anno, quando aveva rinunciato all’incarico “per motivi di salute”. Il sacerdote aveva però una seconda abitazione a Desenzano, dove si sarebbero consumati i fatti contestati.
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