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✴️ Elezioni, la Lombardia non è l’Italia | di Paolo Pagani*

di Paolo Pagani* – Le elezioni regionali sono dietro l’angolo e la destra sta brigando per anticiparle, pensando così, in sfregio alla correttezza istituzionale (questa sconosciuta da quelle parti), di risolvere i suoi problemi interni e quelli con la Moratti. 

Mai come questa volta il governo della prima regione italiana è contendibile, perché tutti i nodi di un malgoverno ventennale stanno venendo al pettine. Sanità in caduta libera, code infinite per una visita non a pagamento, gestione della pandemia pessima. Trasporti sempre più degradati con i pendolari costretti a via crucis quotidiane. Formazione professionale abbandonata. Politiche ambientali senza alcuna visione di futuro. Quello che la destra è stata capace di costruire è un sistema di potere incistato in tutti i meandri della società.
In questo senso, per davvero, si tratta di avviare una vera lotta di liberazione. Per avere una possibilità di successo bisogna, qui e ora, fare quello che non si è riusciti a fare a livello nazionale: un fronte repubblicano senza alcun veto da parte di nessuno.
Il centrosinistra lombardo da tempo si sta muovendo in questa direzione, ma ad oggi non pare che questa sia una consapevolezza diffusa tra le forze che a Roma stanno all’opposizione del governo Meloni. Ma se è vero, come è vero, che la Lombardia va sciolta dalla camicia di Nesso, bisogna che tutte le forze progressiste lascino a Cesare quello che è di Cesare. Per ragionare solo sulla Lombardia. Dove le convergenze programmatiche sono a portata di mano. E le alleanze si fanno sui programmi.
Se si tolgono dal tavolo i veti romani non vedo come non si possa convergere su una coalizione da Azione ai 5 stelle. Con il movimento di Conte, tra l’altro, si era già trovata una condivisione programmatica quasi totale, a luglio.
Credo che il popolo progressista lombardo, che alle ultime elezioni ha dato il 50% dei voti alle forze liberaldemocratiche, alla sinistra e ai 5 stelle, non capirebbe una rottura. Una rottura che potrebbe alimentare un ancora più vasto astensionismo, vero tarlo per la democrazia. È un popolo che non merita divisioni immotivate. Su tutti noi incombe una enorme responsabilità. Pensare in grande e non alle piccole convenienze. 
Fin ad ora, detto senza alcuno spirito di parte, mi pare che il centrosinistra lombardo (dal PD a Articolo Uno, da Sinistra Italiana a +Europa) stia facendo quanto deve. E mi pare motivato a fare tutto il possibile e il necessario. Penso che da ogni provincia, quindi anche da Brescia, sarebbe dirimente se ai vertici nazionali e regionali giungesse un segnale di unità.
Infine, una convergenza regionale può sicuramente aiutare anche le forze progressiste bresciane ad affrontare con il piede giusto sia le elezioni in Broletto che in Loggia.

* segretario provinciale di Articolo UNO di Brescia 

** BsNews ospita opinioni di intellettuali, politici, imprenditori bresciani nell’ottica di alimentare il dibattito pubblico con pareri autorevoli: le opinioni espresse in questa rubrica non rappresentano la linea editoriale del sito, ma quella dei rispettivi autori.

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Redazione BsNews.it

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