Caro Vescovo Pierantonio,
siamo i partecipanti all’iniziativa “Percorri la pace” 2022 avvenuta in Sicilia poche settimane fa.
La speriamo bene in questa sua fase di convalescenza e ci spiace doverla raggiungere a seguito della sua lettera in merito alla Messa celebrata da Don
Fabio Corazzina a Mazara del Vallo della quale siamo venuti a conoscenza dai giornali.
Le parliamo con il cuore.
Siamo stupiti, amareggiati, profondamente addolorati per quanto ha scritto nei confronti di un suo sacerdote. A lei è affidata la custodia dei suoi preti.
Se ha ritenuto richiamarlo per alcune trascuratezze, imprudenze, superficialità, come Pastore è tra i suoi compiti, ma il tono e la decisione di rendere pubblica la lettera inviandola a tutti i media ci lascia sconcertati.
Siamo certi dell’assoluta buona fede dell’operato di don Fabio.
Innanzitutto Le vogliamo dire che “Percorri la pace” non è stato un “tour ciclistico”, ma è un progetto promosso dalle Acli bresciane che da 12 anni ha visto centinaia di persone percorrere in modo “lento, dolce e profondo” le strade d’Europa per incontrare e vivere esperienze di giustizia e di pace. Don Fabio fin dalla nascita del progetto ci accompagna e arricchisce la nostra esperienza con la sua parola, la sua testimonianza, il suo impegno e ci guida nei momenti quotidiani di preghiera e nella celebrazione eucaristica domenicale. L’esperienza di per…corri la pace ci stimola, una volta ritornati a casa, a continuare il nostro impegno in famiglia, sul posto di lavoro, in parrocchia, nei gruppi e nelle associazioni per la costruzione di un mondo un po’ più giusto, un po’ più equo e un po’ più fraterno.
Anche le intense giornate vissute quest’anno in Sicilia, un pellegrinaggio sui luoghi in cui uomini e donne, preti e laici hanno testimoniato, pagando con la vita, il Vangelo e la coerenza a tanti valori umani e cristiani – giustizia, amore, legalità, pace – sono state per tutti noi uno straordinario momento di crescita e arricchimento.
La Messa celebrata a Mazara del Vallo, in una cattedrale a cielo aperto sotto piante secolari e di fronte ad un mare per secoli ponte tra culture e, in tempi recenti “cimitero senza lapidi, naufragio di civiltà” (papa Francesco), è stata vissuta con intensità e partecipazione.
Per qualcuno è stata l’occasione di riprendere contatto con la Messa e la preghiera.
Certo, non c’erano tutti i riferimenti del rito, ma il contesto e l’opportunità hanno fatto la differenza.
Ci permetta una domanda: l’impegno nel trovare linguaggi comprensibili agli uomini e alle donne di questo tempo, nel portare il Vangelo là dove altri non arriveranno mai perché hanno perso il contatto con la realtà, stravolge così tanto la fedeltà alla liturgia?
Del resto, quante volte, nei campi estivi, abbiamo assistito a tante celebrazioni eucaristiche tenute da sacerdoti in ‘braghini e maglietta’ che avevano come altare una pietra e come ampollina un bicchiere di plastica.
Certamente sappiamo che Don Fabio nella sua parrocchia non celebra in calzoncini e maglietta o con la divisa da ciclista.
Tornando alla lettera, ci pare che abbia un tono talmente privato da richiamare più la prassi della correzione fraterna a tu per tu, come indica Matteo al cap 18, che non la pubblicazione ai quotidiani.
E di questo siamo molto dispiaciuti. Tanto più dopo aver appreso che la stessa è stata consegnata ai giornali contemporaneamente a Don Fabio.
Temiamo che azioni di questo genere allontanino tante persone che nella Chiesa non cercano l’esteriorità del rito e della pratica religiosa, ma la bellezza del messaggio del Vangelo che deve incarnarsi nella vita quotidiana.