🟢 Il ministro Gelmini a BsNews: non potevo stare con i sovranisti, con Calenda e Renzi ho scelto la concretezza del metodo Draghi | *️⃣L’INTERVISTA
di Andrea Tortelli – Per anni è stata uno degli esponenti di maggiore rilievo di Forza Italia e della politica italiana, ricoprendo per due volte la carica di ministro. Ma il 20 luglio, dopo il mancato voto fiducia al governo Draghi, Mariastella Gelmini ha deciso – clamorosamente – di lasciare il partito di Berlusconi. Una decisione sofferta, giustificata con l’impossibilità di restare con chi ha “definitivamente voltato le spalle agli italiani, alle famiglie, alle imprese, ai ceti produttivi e alla sua storia, e ha ceduto lo scettro a Matteo Salvini (…) inseguendo i populisti”. A stretto giro, quindi, la politica bresciana (è originaria di Leno) ha annunciato l’accordo con Calenda (Azione!), nella convinzione che “oggi la scelta è tra Draghi e Meloni”. E alle elezioni politiche del 25 settembre si presenterà al voto come capolista, in tandem con Matteo Renzi, in diverse circoscrizioni per il Senato: Brescia inclusa.
BsNews.it l’ha intervistata, in esclusiva, per approfondire le ragioni della sua scelta.
DOMANDA – La sua scelta ha fatto molto discutere. Davvero non c’erano alternative? Cosa l’ha spinta all’addio?
RISPOSTA – Questa prima domanda mi permette di fare una premessa e di chiarire l’orizzonte verso il quale con Azione guardiamo. Brescia è una città laboriosa e i bresciani sono le persone, per loro natura, le più lontane possibile dagli slogan gratuiti e dalle favole elettorali. Il governo Draghi ha dato risposte concrete ai cittadini e alle imprese, guadagnandosi anche un ruolo decisivo in Europa. La scelta di Lega e Forza Italia (del M5S è persino inutile parlare) ha tradito il paese, nel momento più difficile. Perché di fronte ad una inflazione che sfiora il 10%, con una guerra alle porte e i costi delle materie prime alle stelle, solo degli irresponsabili potevano pensare di affossare l’unica garanzia che, faticosamente, avevamo costruito. La mia scelta è stata coerente col lavoro fatto per il paese nel governo di Mario Draghi. D’altra parte, con la scelta di far saltare il governo, Forza Italia non ha fatto che confermare la propria sudditanza a Matteo Salvini, che, a sua volta, ha scelta di far saltare l’esecutivo per inseguire Giorgia Meloni. Alla faccia dei patrioti.
D – Ora ha trovato una nuova casa in Azione. Cosa l’ha convinta del progetto di Calenda?
R – La concretezza. Non dimentichiamo che Calenda, da ministro, ha varato il provvedimento – Industria 4.0 – più efficace degli ultimi anni. Azione, oggi con Italia viva rappresenta l’unica risposta valida per un paese che voglia restare in Europa con orgoglio e determinazione, mantenendo la propria leadership in settori strategici della produzione e del made in Italy. Senza trascurare la sensibilità di una forza che ha saputo mettere in cima al proprio programma la tutela del lavoro – col taglio del cuneo fiscale e salari più alti – e della famiglia.
D – Quello di Azione, a suo avviso, è un progetto che nasce per durare o un ponte per la rinascita di un nuovo soggetto di centro? Su quali messaggi punterete in campagna elettorale?
R – Il cuore del progetto è la risposta che vogliamo dare a famiglie e imprese nel pieno dell’emergenza. E’ quello che si attendono gli elettori. Poi potremmo tessere la nostra tela che è fatta di una cultura che ha sempre permeato il nostro paese, tra cattolicesimo e visione liberale, con l’obiettivo di modernizzare il paese attraverso riforme radicali, condivise dagli elettori.
D – Agli elettori di Forza Italia cosa dice?
R – Forza Italia è stata a lungo un punto di riferimento per i ceti medi, ma ora ha ceduto al sovranismo più pericoloso ed è pura utopia pensare che un governo di destra a trazione sovranista – nel caso riesca ad ottenere la fiducia degli elettori – possa trovare spazio in Europa. La vittoria della destra porterebbe l’economia italiana nell’abisso, senza paracadute.
D – Nella sua Brescia quasi tutto il gruppo dirigente ha deciso di restare, mentre Mattinzoli, forse la figura a lei più vicina negli ultimi anni, ha lasciato Fi ma sembra oggi in un limbo (ufficialmente non ha aderito ad altri soggetti). Certamente vi sarete sentiti, a lui che messaggio manda?
R – Diamo tempo al tempo. Capisco che non tutti possano avere il coraggio e la coerenza di Mattinzoli, che ha lasciato – dopo uno straordinario lavoro – senza alcuna incertezza, l’incarico di assessore nella giunta Fontana. Ma gli amministratori di FI si renderanno conto ben presto che gli spazi che hanno a disposizione verranno meno, perché la strada è segnata da altri. L’esperienza di Mattinzoli è un patrimonio che non va perso, il mio augurio è che possa al più presto tornare in campo, con la competenza e la lealtà che lo contraddistinguono.
D – Per il Senato, a Brescia, si presenta in tandem con Renzi: su quali elettori pensa di fare breccia?
R – Come ho detto i cittadini bresciani guardano alla concretezza e la nostra proposta elettorale, sulla scia dell’agenda Draghi risponde ai bisogni di famiglie e giovani, senza trascurare il mondo dell’industria che sul nostro territorio è la forza portante. I leader del terzo polo, Calenda e Renzi (ma aggiungo anche la sottoscritta) hanno una forte esperienza di governo. Vanno al sodo, sapendo che dobbiamo puntare sulla forza delle giovani generazioni che chiedono di avere un orizzonte davanti ai loro occhi. La crisi e l’inflazione colpiranno famiglie e persone anziane, per loro occorrono provvedimenti a sostegno non chiacchiere e fanfaluche. Tra le prime cose da fare c’è l’utilizzo delle risorse del reddito di cittadinanza per le imprese che assumono i giovani: basta mance e prebende. In particolare per i giovani serve un forte investimento su istruzione e inserimento lavorativo: tempo pieno, scuola dell’obbligo fino ai 18 anni, 0% Irpef per gli under 25, 50% tra i 25 e i 29, supporto ai fuori sede e autonomia abitativa.
D – Alcuni opinionisti sostengono che il Terzo polo, che lei sostiene, guardi a sinistra, è così?
R – Li inviterei a leggere il nostro programma, piuttosto chiaro: no alla patrimoniale, sì ad un deciso taglio delle tasse ma senza sfasciare i conti pubblici, sì al taglio del cuneo fiscale, sì a rigassificatori e termovalorizzatori. Non mi sembra proprio un programma di sinistra. Noi siamo l’alternativa liberale, popolare, riformista. A destra – va ricordato – ci sono solo sovranismo e falso patriottismo, mentre a sinistra c’è chi, come Fratoianni, ha sempre portato avanti la politica dei no. A me pare che per risollevare il paese da una politica inconcludente il terzo polo sia una necessità: una proposta seria.