Fidarsi è bene e non fidarsi può essere peggio. Le trasformazioni dei meccanismi di costruzione della fiducia in pandemia | 🟢 BRESCIA VISTA DALLA PSICOLOGA
E sai, se mi hai capito d’ora in poi mi userai
Tu puoi fidarti di me
Svegliarmi nel cuore della notte
Puoi fidarti di me
Puoi fidarti di me, Stadio
di Doriana Galdrisi* – Le scuole superiori in Lombardia sono rimaste chiuse alla didattica in presenza, anche in minima percentuale, dopo le vacanze di Natale: prima con un provvedimento regionale che ne ha ritardato la partenza, contro cui si è espresso anche il Tar, poi perché la nostra regione è stata classificata tra le “zone rosse” dove la didattica è prevista solo in modalità a distanza a partire dalle seconde medie.
Le decisioni sono politiche, non solo sanitarie, considerando che lo stesso Comitato Tecnico Scientifico ha sottolineato l’importanza della ripresa della didattica in presenza mentre diverse Regioni anche in zona gialla e arancione hanno rinviato la riapertura, alcune di molte settimane.
Diversi studenti hanno più volte protestato contro questa situazione, sia mettendo i banchi fuori dalla scuola come accaduto al Liceo Calini, sia in manifestazione come giovedì 21 gennaio in piazza Vittoria.
Mi ha colpito però una richiesta particolare, quella di due giovanissime studentesse del liceo Arnaldo che hanno cominciato il Classico lo scorso settembre e che finora hanno vissuto quasi totalmente le lezioni da casa, incontrando i propri compagni pochissime volte e forse nemmeno tutti, considerando che la didattica era al 50 percento.
Vittoria e Anita hanno deciso di scrivere non ai politici, ai rappresentanti locali o nazionali, alle persone delegate a prendere decisioni. Vittoria e Anita hanno chiesto aiuto a una influencer, la più famosa d’Italia ovvero Chiara Ferragni, scrivendo una lettera sui social network per chiedere un aiuto e denunciare la situazione. Come mai le persone, soprattutto gli adolescenti, si rivolgono agli influencer anziché ai politici e alle persone responsabili delle decisioni?
Per capirlo è meglio partire da un’altra domanda: chi sono gli influencer?
Letteralmente sono persone in grado di influenzare pensieri, emozioni, comportamenti dei propri interlocutori. Sono figure pubbliche molto popolari, utilizzate dalla pubblicità per promuovere determinati prodotti e quindi influenzare le decisioni d’acquisto. Li troviamo su tutte le piattaforme digitali social come Facebook e soprattutto Instagram e YouTube. Arrivano a essere tali non tanto per esibizione, ma soprattutto per la presenza attiva sul canale prediletto e l’interazione con il proprio pubblico, con un collegamento virtuale.
Non basta l’esibizione della propria vita per diventare influencer. L’effetto alone, che si genera grazie all’attrazione fisica e alla piacevolezza, non è sufficiente anche se spesso accompagna queste figure: la bellezza porta in chi la guarda la propensione ad associare altre caratteristiche positive, come l’intelligenza, l’onestà, la bontà, la sincerità.
Dato che si caratterizzano per una presenza on line forte, ma soprattutto spontanea, gli influencer creano una sorta di conoscenza intima (anche se filtrata) con il proprio pubblico. Le buone doti di comunicazione sono fondamentali. I metodi usati per diventare popolari sono diversi, vengono utilizzati diversi canali di comunicazione (visivi, uditivi) spesso con tecniche di storytelling che svelano la storia poco a poco, in progressione, per tenere agganciato il proprio pubblico.
Un influencer nella società digitale diventa tale non con il mistero, che invece era una caratteristica dei personaggi famosi del passato, ma si rende credibile mettendo in mostra il proprio quotidiano, partendo dalla vita di ognuno, coinvolgendo. L’influencer non è un vip, almeno all’inizio della sua carriera, ma una persona vicina a chi lo segue.
In passato la fiducia veniva generata in un modo diverso, astratto, e affidata a un’entità lontana e autorevole perché portatore di valori universali. Oggi giorno i politici e coloro che devono soddisfare e gestire le necessità sono invece distanti e distaccati, per questo non generano fiducia intesa come trust.
Gli influencer al contrario creano confidence, cioè una fiducia intima, interagendo attivamente con i propri interlocutori con tecniche come l’utilizzo di domande, sondaggi, richieste di opinioni. La continua interazione genera un effetto di affezione da parte del pubblico che si sente come singolo individuo parte del successo dell’influencer a cui è più legato.
In un momento come questo la fiducia è una cosa molto potente e molte ricerche psicologiche dimostrano come la fiducia nelle istituzioni in modo particolare sia un elemento molto forte per la tenuta psicologica e anche comportamentale delle persone, perché l’adesione alle regole è necessaria.
L’esempio della richiesta a Chiara Ferragni ci mostra come da un lato ci sia la voglia di essere ascoltati da vicino, ma anche come si debba riflettere su una crisi generale di fiducia che potrebbe essere un fattore fortemente destabilizzante in un momento in cui le certezze, i progetti, le sicurezze di un tempo vacillano come fili d’erba al vento.
Cari lettori e lettrici vi lascio con le parole di Jovanotti
La vertigine non è
Paura di cadere
Ma voglia di volare
Mi fido dite, mi fido di te, mi fido di te
Mi fido di te
Io mi fido di te
CHI E’ DORIANA GALDERISI?
Doriana Galderisi è padovana d’origine e bresciana d’adozione: lavora nel campo della psicologia da più di 27 anni con uno studio in via Foscolo, a Brescia. Esperta in: Psicologia e Psicopatologia del Comportamento Sessuale Tipico e Atipico, Psicologia Criminale Investigativa Forense, Psicologia Giuridica, Psicologia Scolastica, Psicologia dell’Età Evolutiva, Neuropsicologia. E’ inoltre autorizzata dall’ASL di Brescia per certificazioni DSA (Disturbi specifici di Apprendimento). E’ iscritta all’Albo dei CTU, all’Albo dei Periti presso il Tribunale Ordinario di Brescia e all’Albo Esperti in Sessuologia Tipica e Atipica Centro “il Ponte” Giunti-Firenze.
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