di Viola Allegri – L’idea di dar vita a un progetto culturale da “donare” alla propria città (proprio così viene immaginato: un dono) si manifesta in Palazzo Fantoni, durante una conversazione che Pino Mongiello e Attilio Forgioli tengono durante la mostra di opere dell’artista salodiano e di Antonio Stagnoli “Due pittori, due isole”, curata da Elvira Cassa Salvi (dicembre 1980 – gennaio 1981).
Per evitare banalità e passi falsi Forgioli sostiene l’opportunità di avvalersi anche del parere di un critico. È così che entra in gioco Flaminio Gualdoni; è lui che suggerisce l’indirizzo da adottare, proponendo la costituzione di una Raccolta del Disegno: “Costa poco, non richiede grandi spazi, si conserva con poca spesa, è una novità per l’Italia”.
Nel primo catalogo generale delle Opere acquisite dal 1983 al 1997 (ed. Nuovi Strumenti), Gualdoni scrive: “Che il disegno, antica matrice delle arti tutte e ora ridotto a margine del mercato e, dunque, anche dall’attenzione scientifica, potesse divenire fondamento progettuale, e di un museo, era del tutto implausibile. Che ciò, per di più, accadesse a Salò, un centro non grande e solo turisticamente connotato, era ciò che solo a una compagine di rilassati engagés, distratti alle strategie culturali ufficiali, poteva passar per la mente. La Raccolta salodiana nasce, fuori tempo e fuori luogo, dall’incrociarsi della curiosità e del volontarismo un po’ avventurosi di alcuni innamorati del Garda e dell’arte: Pino Mongiello, assessore alla cultura, e Attilio Forgioli, artista salodiano trapiantato a Milano”.
L’iniziativa prende forma e compie i suoi passi grazie a finanziamenti misti provenienti da pubblico e privato. Sette cittadini versano ciascuno un milione di lire per un certo numero di anni, cioè fino al 1987; il Comune di Salò interviene a completare il budget aggiungendo la somma corrispondente alle sette quote, attingendo dal proprio bilancio. Commenterà Gualdoni: “I sette privati e la città di Salò mettono a disposizione, inizialmente, l’equivalente economico di un’auto di piccola cilindrata: che non è poco, è moltissimo”.
Questa la filosofia del lavoro che si vuol perseguire: attenzione particolare al secondo dopoguerra, da estendere progressivamente alle avanguardie storicizzate. Ma, ove possibile, cioè se si presenta l’occasione, si ampliano gli orizzonti fino a comprendere l’intero Novecento. Per questo nell’ormai ricco inventario della Raccolta salodiana figurano artisti come Tancredi, Arcangelo, Guccione, lo stesso Forgioli, Tadini, Consagra, Boetti, Dorazio, Vedova, Birolli, Giosetta Fioroni, Baj, accanto a De Pisis, Guttuso, Sironi e Romolo Romani.
Nel 1989, a fiancheggiare e sostenere la Raccolta salodiana si aggiunge la Provincia di Brescia, di fatto sostituendo i privati che nel frattempo si erano ritirati ritenendo esaurita la loro funzione di stimolo. L’intesa tra i due enti pubblici, avallata con specifica convenzione, durerà con profitto fino alle soglie del Duemila. Poi la Provincia ritirerà il proprio impegno finanziario mantenendo però la propria presenza nella composizione dell’organismo salodiano con tre rappresentanti. Questo venir meno del sostegno economico provinciale provocherà, per protesta, le dimissioni di Mongiello, che rientrerà, proposto dalla minoranza consiliare, solo nel 2020.
La produzione di questa singolare realtà è ampiamente documentata nei diversi cataloghi che si sono susseguiti nel tempo, i quali testimoniano non solo l’avvenuto ingresso di opere d’autore (oggi se ne contano circa ottocento) ma anche la strategia nel conservare e divulgare il patrimonio, nel metterlo in circolo e nel farlo conoscere a un pubblico sempre più vasto, a partire da quello scolastico. Infatti le esposizioni non si sono limitate all’ambito salodiano ma hanno raggiunto anche alcune importanti sedi in Lombardia (Brescia –Palazzo Martinengo; Milano – La Permanente; Lissone – Galleria civica) e all’estero (Klatovy nella Repubblica Ceca).
Da quando il MU.SA ha aperto i battenti (2015), la Civica Raccolta del Disegno è stata tra le prime cose allestite in quella sede, con una propria sede espositiva permanente e un adeguato spazio di conservazione e archiviazione. Ad esercitare le funzioni di conservatrice e coordinatrice delle iniziative varate dall’apposito comitato, è da qualche anno Annalisa Ghirardi, laureata presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e diplomata alla Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte e delle Arti Minori. Docente di Storia dell’Arte, ha collaborato con numerose gallerie private ed enti pubblici, tra cui la Fondazione “Il Vittoriale degli Italiani” di Gardone Riviera, i Civici Musei di Brescia e il MUSE di Trento.
IL 27 giugno a Salò riapre il MU.SA. Per l’occasione la Civica Raccolta salodiana propone una mostra dal titolo “CARTE SCRITTE” a cura di Annalisa Ghirardi.
Sarà una nuova selezione di trenta carte della Civica Raccolta del Disegno. In esse il linguaggio dell’immagine è unito a quello della scrittura, in un alfabeto segnico che attinge a più ambiti.
Scritture immaginarie, alfabeti inconsci o della mente, di cui non conosciamo la chiave d’accesso ma che ci conducono nell’ignoto o nell’assurdo, si accostano a parole significative, evocative, talvolta persino poetiche, in uno stimolo sonoro, oltreché visivo.
I linguaggi sono eterogenei, il tono del discorso è talora criptico e serrato, talaltra lieve e scanzonato, ma anche introspettivo, meditativo o di denuncia.
Sono esposte opere di:
ALESSANDRO ALGARDI, ARCANGELO, GIANFRANCO BARUCCHELLO, GIORGIO BERTELLI, ALIGHIERO BOETTI, MINO CERETTI, GIANLUIGI COLIN, ROBERTO COMINI, PIRRO CUNIBERTI, DADAMAINO, GIOSETTA FIORONI, ATTILIO FORGIOLI, MARIANO FUGA, ARMIDA GANDINI, FRANCESCO LEVI, PABLO ECHAURREN, CLAUDIO PARMIGGIANI, MARISA PEZZOLI, PIERO PIZZI CANNELLA, CONCETTO POZZATI, ANGELO PRETOLANI, GIOVANNI REPOSSI, ETTORE SORDINI, EMILIO TADINI
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