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🔴 CORONAVIRUS, omicidio Frank: l’assassino chiede la grazia a Mattarella

La notizia, rilanciata dai giornali di mezza Italia, sta facendo molto discutere. Nei giorni scorsi, infatti, Muhammad Adnan – oggi detenuto in carcere per omicidio – ha chiesto al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Adnan è stato condannato all’ergastolo come l’esecutore materiale dell’omicidio avvenuto a Brescia l’11 agosto del 2015. In quell’occasione Francesco Seramondi e Giovanna Ferrari, titolari della storica pizzeria Da Frank (oggi gestita dal figlio) in Mandolossa, erano stati freddati a colpi di fucile all’interno della loro attività.

Adnan – che gestiva anche lui una pizzeria d’asporto – ha ammesso poi le sue responsabiltà, confessando di aver compiuto il delitto per questioni di rivalità, perché l’attività concorrente andava molto meglio della sua. Ora però chiede di essere scarcerato. Una decisione che – secondo quanto riporta un’intervista al Giornale di Brescia – ha fatto andare su tutte le furie il figlio della coppia.

COMMENTI

“Condivido il pensiero del figlio dei coniugi Seramondi, brutalmente uccisi nel 2015 da un pakistano che li riteneva concorrenti in affari, quando ritiene la richiesta di grazia scandalosa. Oggi infatti l’assassino chiede la grazia al presidente Mattarella. La grazia è un provvedimento di clemenza che viene riconosciuto ad un condannato al quale viene condonata la pena. Aspettarsi che Muhammad Adnan abbia la consapevolezza che uno strumento simile si fonda su principi meritevoli immagino sia escluso ma confido che il Presidente della Repubblica faccia serie riflessioni su tale richiesta e sul fatto che se è vero che ci sono strumenti previsti dal diritto penale a favore dei condannati è altresì vero che questi si fondano su determinate condizioni, che nel caso di specie non sussistono”. Così il consigliere regionale lombardo Francesca Ceruti (Lega), bresciana. Che spiega: “Muhammad Adnan ha commesso un reato efferato, di violenza e crudeltà inaudite, senza mai pentirsi e chiedere scusa. Forse crede che dopo cinque anni ci siamo dimenticati cosa ha fatto. Non è così. Il percorso di riabilitazione per soggetti come lui sono molto molto lunghi. Ed è giusto che sconti la pena”.