A marzo per gli uomini residenti in provincia di Brescia l’aspettativa di vita si è ridotta di 5 anni. Mentre nella vicina Bergamo di ben 8.
A dirlo è uno studio condotto Simone Ghislandi del Covid Crisis Lab della Bocconi, che ha calcolato quanto il Coronavirus ha inciso e inciderà sulla durata attesa dell’esistenza di coloro che vivono nelle province più colpite dal Coronavirus: Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza.
Basandosi sui dati che Istat ha fornito riguardanti il numero di morti per comune per le province considerate e confrontandoli con la mortalità degli anni precedenti, lo studio calcola in particolare che:
1. In alcuni comumi la mortalità nel periodo 1 Gennaio-15 Aprile è cresciuta di più del 300%.
2. L’età è il fattore di rischio più rilevante. In Lombardia, gli ultrasettantenni hanno mostrato una eccesso di mortalità 66 volte superiore a quella degli under 60.
3. Gli uomini hanno un rischio relativo di morire (sempre calcolato in termini di eccesso di mortalità) maggiore, fino a 2,5 volte il rischio delle donne.
4. La riduzione di aspettativa di vita nel periodo 1 Gennaio-15 Aprile è drammatica: per i maschi, quasi 8 anni a Bergamo (a scendere fino a 5,1 a Brescia), per le femmine 5,8 anni a Bergamo (a scendere fino a 3,2 a Piacenza).
5. Proiettando i (pochi) eccessi di mortalità rimanenti per “chiudere” il ciclo dell’epidemia e assumendo che la mortalità nel periodo post-covid ritorni ai trend storici, la perdita di vita attesa a Bergamo, la provincia più colpita, è di 3,5 anni per gli uomini e 2,5 per le donne. Altre province hanno riduzioni meno marcate, ma comunque significative.
I CRITERI DELL STUDIO
Nello studio News from the front: Estimation of excess mortality and life expectancy in the major epicenters of the COVID-19 pandemic in Italy Ghislandi calcola l’impatto del COVID-19 sull’aspettativa di vita stagionale (1 Gennaio-15 Aprile) e annuale (2020) delle province e regioni maggiormente colpite dall’epidemia: Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza e la Regione Lombardia. “Il nostro approccio si distingue per due aspetti”, spiega il ricercatore del Covid Crisis Lab che per questo studio ha lavorato con Benedetta Scotti sempre della Bocconi e due ricercatori del Wittgenstein Centre for Demography and Global Human Capital di Vienna. “Innanzitutto, consideriamo la mortalità in generale, non solo i decessi classificati come COVID-19. Questo principalmente perché è molto probabile che i decessi ufficiali in Italia sottostimino gli effettivi decessi direttamente e indirettamente causati dall’epidemia. In secondo luogo, il nostro focus è su aree specifiche. Questo perché le ondate epidemiche in Italia sono state principalmente localizzate in certe province e calcolare l’aspettativa di vita sull’intera nazione sottostimerebbe moltissimo l’impatto dell’epidemia”.
(se il video presenta interruzioni dovute all’aggiornamento della pagina potete guardarlo direttamente su YouTube a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=d_eudbUy1fU)