Dopo il Covid-19: all’Italia e a Brescia servono una destra e una sinistra diverse | di Paolo Pagani
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di Paolo Pagani – Finché il paradigma politico della modernità, e cioè la statualità nazionale o continentale, resisterà, continueranno ad esistere la destra e la sinistra.
Dopo una breve sbornia che ne aveva decretato la fine, è ogni giorno più evidente che la lotta politica, a livello globale, è saldamente ancorata all’asse destra-sinistra. Con alcuni purtroppo.
Una forma mondo senza politica ha prodotto e riprodotto una pulsione antipolitica globale.
Trump è figlio di questo passaggio di crisi globale. Perché? Non sono diminuite le disuguaglianze, anzi sono aumentate e sono cambiate. C’è una sorta di proletarizzazione del ceto medio, mai vista. Una questione sociale nuova: la nascita di un Quinto Stato. Risultato: un impatto pesante sul sentimento popolare, una plebeizzazione dell’opinione pubblica.
Le ragioni della nuova destra è qui che affondano. Una destra mondo. È dall’America first che arriva Prima gli italiani, è dal muro con il Messico che arrivano i porti chiusi, è dal primatismo bianco che arrivano gli insulti a Silvia Romano. È successo che abbiamo una destra di nullatenenti e una sinistra di benestanti. Inaccettabile. Anche perché se c’è una destra mondo, non c’è una sinistra mondo. Solo una sommatoria di sinistre nazionali, prive di visione globale.
La pandemia non ha cambiato lo scenario. Guardiamo a noi.
Sul palcoscenico. Una destra che, animata dagli spiriti animali del sovranismo, ha tenuto la linearità di uno slalomista, sfuggendo ad ogni assunzione di responsabilità nazionale.
Anche a Brescia non si è respirata un’aria diversa. Una sinistra debole, che non è ancora riuscita ad issarsi a forza necessaria alla nazione, anche e soprattutto nel senso comune. Anche a Brescia non si riesce a travalicare le stanze delle istituzioni, sia pure ben governate. E questo al di là dei meriti, pur tra limiti e ritardi, dell’azione di governo.
La mia tesi è questa. La ricostruzione del dopo Covid sarà tanto più accelerata ed equa se destra e sinistra sapranno avviare un processo di cambiamento di se stesse. Se la destra sovranista non si evolve in uno schieramento liberal-repubblicano, continuerà ad essere inutile, e dannosa, al progresso dell’Italia.
È un’operazione complessa, perché si tratta di colmare un vuoto storico di lunga durata nel sistema politico. Vuoto che, a ben vedere, è una delle cause più profonde del ritardo italiano, seguito alla caduta del Muro, prima, e alla crisi del 2008, dopo.
Ma se è vero, come è vero, che in un sistema politico tutto si tiene, un cambiamento a sinistra può trascinare una trasformazione dell’altro fronte.
La sinistra deve recuperare la capacità di fare propria una categoria basica della politica: la doppiezza. Promozione del conflitto e della mediazione, pensare estremo e agire accorto.
Dopo il Covid suonerà ancora più forte la campana di un tempo nuovo per la sinistra. Il tempo di una chiamata a raccolta di riformisti, radicali, cattolici, ambientalisti e progressisti per una fase costituente.
Non basta un rammendo, va rifatto un abito.
Per aggredire la contraddizione fondamentale, che resta quella tra capitale e lavoro. Di tutto il lavoro: dipendente, precario, partite Iva, artigiani, piccola e media impresa, sottoposto a forme inedite di sfruttamento e semischiavismo. Per organizzare, come al tempo della Grande Trasformazione (fine Ottocento), un contromovimento del Quarto e del nuovo Quinto stato.
Una sinistra del lavoro e dell’ambiente. Un ecosocialismo. Con l’avvertenza di non svincolare l’ambientalismo dai bisogni sociali degli strati più bassi della società.
Le sinistre, proprio tutte, devono mettersi in testa che devono oltrepassare se stesse. O vivacchieranno nelle loro obsolete articolazioni. E difficilmente saranno all’altezza della fase 3. Brescia, che in passato ha saputo anticipare processi nazionali, può essere un laboratorio. Non posso dire se a destra ci siano le condizioni, posso sostenere che il centrosinistra bresciano ha le carte in regola per essere tra i protagonisti di questa partita, difficile ma affascinante.
Siamo a Rodi, bisogna saltare.
* segretario provinciale di Articolo UNO di Brescia
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