di Elio Marniga – Il dopo deve pur cominciare; graduale, con prudenza, ma deve cominciare. Il come e il quando ce lo deve dire il Governo con l’assenso del Parlamento e lo deve fare con parole chiare ed inequivocabili, pur nella consapevolezza che neppure mille consiglieri, mille scienziati ed esperti di ogni settore della vita sociale e economica possono prevedere tutto l’evolversi del complesso Sconosciuto.
In questa situazione io, da privilegiato perché pensionato, che già una lunga vita ha vissuto, che abita in una zona piena di verde, con un piccolo giardino, con skype che permette ai figli di farmi qualche rimbrotto e ai nipoti di coccolarmi, dovrei non avere particolari preoccupazioni sul dopo. Eppure una ce l’ho e non è piccola.
Il male, insidioso per la salute del corpo, ha insidiato, magari strisciando terra terra, anche l’essenza della nostra salute sociale: la libertà individuale. Non limitazioni eclatanti, bensì proibizioni accettabili da ogni cittadino consapevole e responsabile, se temporanee e motivate. Eppure è un segnale che mi preoccupa: avrei preferito che a dettarci i comportamenti non fosse la forza della legge ma l’intelligente socialità dei cittadini.
E non nasce da questa contingenza la mia preoccupazione. Ancor prima che il covit-19 comparisse, da alcuni anni, impreparati al salto culturale che la mondializzazione richiedeva, molti intellettuali, di ogni specie, anche di quella più pregiata dei filosofi, hanno cominciato a porre in discussione la democrazia rappresentativa.
In verità è da quando la grande invenzione della civiltà occidentale ha incrociato il principio morale che tutti gli uomini hanno pari diritti e che questi vanno attuati nella libertà, quindi, per dare una data, dal 1789, che molti intellettuali e politici, ponendo una pesante attenzione sulle indubbie pecche che questo sistema di governo rivela nella sua pratica, si sentono in dovere di proporre sistemi di governo più “pratici”, più “attuali”, più “convenienti”. Ed io, ascoltandoli in questo frangente, ne ho paura.
Tralasciando l’utopia della democrazia diretta, che ritiene che tutti gli uomini “siano” uguali, e che ha dimostrato sul campo la sua impraticabilità, non c’è testa d’uovo che non si senta in dovere di proporre modifiche alla democrazia rappresentativa. Ancor peggio, alcuni politici, magari iscritti nell’attuale maggioranza di governo, sottolineano: “visto come il commissario ha messo in piedi il ponte di Genova?” e fanno finta di aver solo espresso una constatazione, mentre hanno espresso un desiderio che non hanno il coraggio di rendere palese. E questo a me fa paura.
(se il video presenta interruzioni dovute all’aggiornamento della pagina potete guardarlo direttamente su YouTube a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=d_eudbUy1fU)
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