di Roberto Cammarata* – Può sembrare secondario nello scenario drammatico che stiamo vivendo, ma io ieri, sentendo Giuseppe Conte elencare le nuove prescrizioni della fase 2, con l’allentamento di alcuni divieti, mi sono fatto una domanda: esiste un diritto all’amore?
Non fraintendetemi, non penso che l’amore sia qualcosa che possa essere regolato per legge, né che esista un diritto ad innamorarsi, o peggio un diritto ad essere amato… che se poi a qualcuno non succede… ti piazza un bel ricorso in tribunale… No, non intendo questo, intendo il diritto a vivere i propri affetti, a prescindere da quale incasellamento giuridico gli si possa o gli si voglia dare.
La questione mi è sorta nel sentire che dal 4 maggio si potrà, con le dovute precauzioni, uscire di casa anche per andare a far visita ai parenti. Ai parenti (“congiunti”, che ne è sinonimo, è l’espressione esatta usata da Conte)? Sì, bello, giusto. E se uno per qualche motivo con i parenti ha tagliato i ponti, o se non ne ha più, o se vivono in un altro Stato o in un’altra regione… e ha invece (o comunque) dei forti legami affettivi con persone che non sono formalmente suoi famigliari?
Oppure pensate ai fidanzati, ai milioni di ragazze e ragazzi, e perché no… di adulti, che, almeno sulla carta, non potranno scrivere che escono di casa per andare a dare un gomito (un bacio sarebbe troppo!) al proprio amore perché non consanguineo o non riconosciuto formalmente.
Mah… capisco benissimo che la ratio di questi provvedimenti sia sempre la stessa, sacrosanta: ridurre al minino la socialità per frenare il contagio. Ma voi capite che finché le restrizioni alle libertà valgono per tutti nello stesso modo sono accettabili, quando necessarie. Quando invece si inizia a fare distinzioni, il rischio è che quelle distinzioni si trasformino in discriminazioni.
Di nuovo, non fraintendetemi, non sto dicendo: “liberi tutti!”, il covid è vinto, andate dove volete. No. E nemmeno che questo ipotetico “diritto all’amore” non sia comprimibile. Lo è, per motivi eccezionali, come del resto lo sono stati altri diritti e libertà in queste settimane. L’importante sarebbe riconoscerlo e limitarlo, se necessario, in modo uguale per tutti.
Insomma, mi vien da dirla così, parafrasando il titolo di una celebre commedia degli anni ’60:
Tracciami, ma di baci (o almeno di gomiti) saziami!
* Presidente Consiglio comunale di Bresciia
** Intervento pubblicato anche sulla piattaforma Opinions Today
(se il video presenta interruzioni dovute all’aggiornamento della pagina potete guardarlo direttamente su YouTube a questo link: https://www.youtube.com/watch?v=d_eudbUy1fU)
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