Gli errori della sconfitta di Orzinuovi, il Pd e oltre | Claudio Bragaglio
di Claudio Bragaglio – Leggo d’un agguerrito altolà di Ambrogio Paiardi al nuovo sindaco di Orzinuovi, Gianpietro Maffoni, in fatto di Assessorati. Artiglio appuntito – almeno in apparenza – d’una sorprendente opposizione da parte di Paiardi, noto esponente d’antico rito democristiano. Per di più proprio ad Orzinuovi, nella memoria dei molti il Comune di Mino Martinazzoli. E dove spesso si celebra il padre nobile dell’Ulivo. Dopotutto, l’aspirante candidato-sindaco Paiardi, già collaudato ex sindaco orceano, con la sua lista ha preso il 15%. Non proprio un successo. Per lui, come per le due liste in cui lì s’è diviso il Centro Sinistra, che era alla guida del Comune fino a pochi giorni fa. Persino l’aritmetica ha congiurato contro una tale sciagurata divisione, perché una semplice somma avrebbe riconsegnato la vittoria ad un Centro Sinistra unito, con un buon 52%. Perdere si può, dato anche il vento nazionale. Ma conta molto anche il “modo”. Perché in taluni casi si è registi, e non solo vittime, della propria disfatta. Quindi, non c’entra il famoso “destino cinico e baro”. Non a caso, vi son stati vari comuni vinti a Brescia, anche dove il voto europeo favoriva la Destra. Poi vi son Comuni, a partire da Mazzano, dove neppure s’è presentata la Lista. Ed il tutto non per colpa di Renzi o Zingaretti.
Finora non ho avvertito una discussione vera, su Orzinuovi. Anche se m’è arrivata l’eco di chi ora s’è pentito di non aver fatto una lista unitaria. Ma ormai da spiaccicati contro il muro della divisione. E col solito senno di poi di cui son piene, in particolare, le nostre fòsse!
La vittoria con Emilio Del Bono – come in altre città, tra cui le vicine: Bergamo e Cremona – ci ha detto tre cose chiare. Primo: vince il Centro Sinistra largo, civico ed unitario. Secondo: l’unità produce più della somma del voto delle singole forze. Terzo: vien premiato chi unisce – si pensi al PD – e penalizzato chi divide. Si pensi ad MDP, con la sua scissione. Tre cose elementari che invece ad Orzinuovi han suggerito – con spericolata aspirazione alla genialità – proprio il verso contrario.
Con responsabilità anche nella Giunta uscente, ad Orzinuovi vi erano due membri della Segreteria provinciale del PD (quella prima e di adesso). Il Responsabile provinciale PD degli Enti Locali. Inoltre, i due leader d’un tale capolavoro, il sindaco uscente Andrea Ratti e Paiardi stesso, sono stati fino a poco fa, l’uno vicepresidente della Provincia e l’altro capo di Gabinetto della stessa, presieduta da Pierluigi Mottinelli. Entrambi – pur nella diversità di ruolo – di nomina fiduciaria e politica. In altri termini, per anni essi hanno condiviso programma e gestione del Broletto. Per sfasciarsi poi in quel di Orzinuovi.
Un fatto di rilevante gravità politica. Che non può essere riversato nel generico calderone dei Comuni persi. Ne va – a mio parere – della autorevolezza d’un gruppo dirigente di partito. Mi sono infine chiesto – pensando a precisi esempi – il perché di ex Sindaci che, al traguardo della loro senescenza, vogliano ancora imporsi come Sindaci con l’illusione dell’ardore della loro ormai antica gioventù. Emuli – direi – dell’ultra novantenne De Mita. Penso ad un Bruno Boni di ieri, nel 1985 e 1990, in Loggia. O ad un vecchio ex Sindaco che s’è voluto ancora imporre nella Verolavecchia di oggi. Sta di fatto che, nonostante tali vetusti e compulsivi ardori, a Verolavecchia il Centro Sinistra – quello nuovo, ma rischiando – ha poi vinto, mentre ad Orzinuovi ha invece perso.
Ma la questione cruciale di chi e del perché s’è scelta la rottura del Centro Sinistra, ad Orzinuovi ed altrove, portandolo alla sconfitta, non va rimossa. A mio parere, va affrontata con chiarezza. In un partito che ritenga almeno d’esser serio