Dopo quasi 17 anni dall’omicidio di Desirèe Piovanelli, la Procura di Brescia riapre la vicenda e affida alla Squadra Mobile della questura il compito di indagare sulla morte della 14enne uccisa a Leno nel 2002.
Le nuove indagini prendono così avvio dall’esposto di un residente di Leno e da quello presentato dal padre della giovanissima, convinto che la ricostruzione dell’omicidio della figlia sia errata e che dietro l’omicidio vi sia un giro di pedofilia.
In Procura si è svolto ieri un vertice per fare il punto della situazione, alla luce anche della richiesta di revisione del processo avanzata da Giovanni Erra, l’operaio in carcere a Bollate da quasi 17 anni. Secondo le ricostruzioni dei fatti, Desirèe fu uccisa perchè si ribellò al tentativo di violenza sessuale.
Al momento gli inquirenti pare stiano valutando l’idea di indagare su una traccia biologica riscontrata sul giubbino della 14enne, identificata dai Ris di Parma ma mai presa in considerazione e che potrebbe appartenere ad un uomo, ma non corrisponde a nessuno di quelli già coinvolti nella vicenda.
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