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Manlio Milani senatore a vita, oltre la rabbia | di Enrica Recalcati

di Enrica Recalcati – L’amore nasce dalle piccole cose e sono le piccole cose che fanno grande un uomo. La generosità, la disponibilità, la cura nell’ascolto, l’intenzione suprema di porsi nei panni dell’altro, che è anche alta capacità di comprendere, per avvicinarsi al dolore proprio e altrui, queste in sintesi le qualità di un uomo giusto.

Considero giusto, l’appello fatto su Facebook da Roberto Cammarata presidente Fondazione Asm, di proporre al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella la candidatura di Manlio come Senatore a vita. In breve il tam-tam social ha raccolto una infinità di consensi fra giornalisti, politici, intellettuali e gente comune.

Un amico di famiglia Manlio, un uomo sempre impegnato, sfuggevole e difficile da approcciare per me che ero alle prese col mio primo libro, una testimonianza milanese del terrorismo anni settanta.

Non sapevo se osare, farmi ricevere, chiedere un parere.  Confusa, impotente, con un dolore dentro di cose viste e vissute, messe finalmente “nero su bianco”.

Notti insonni, capitolo dopo capitolo, un ricordo doloro e la rabbia dell’impotenza, l’atroce sensazione di aver visto e non aver parlato, di essere stata inutile, di non aver avuto il coraggio. Una guerra civile, vissuta da civile, non schierata, ma con forti valori ricevuti, di democrazia e giustizia. In ogni pagina cercavo le parole e i fiumi d’inchiostro erano spesso bagnati da lacrime di rabbia. Una rabbia che ho cercato di contenere, ma che il racconto della mia testimonianza, inesorabilmente descriveva. Alla fine soddisfatta e svuotata fino all’ultima cellula del midollo, ho finito le cento pagine del manoscritto.

Manlio l’ha letto, insieme abbiamo discusso e dal confronto, grazie ai suoi preziosi consigli è nato un libro, che considero il mattone più importante della mia breve, ma intensa, carriera di scrittrice.

Manlio Milani , il presidente dell’associazione delle vittime di Piazza della Loggia, è una persona speciale che ha saputo coniugare il dolore e la rabbia con il desiderio di giustizia, una forza e una dedizione che meritano un grande riconoscimento.  Lui ha dimostrato che seppellire i propri cari non significa dimenticare, non vuol dire accettare una violenza.

Lui, la violenza ha saputo interpretarla, senza vendetta, senza giustificazionismo, ma con una umanità speciale anche nei confronti dei carnefici.

Lui, ha partecipato a dibattiti in tv e nei teatri, nelle scuole e in molti altri ambiti istituzionali e privati, ha unificato gli intenti, raccolto pareri, incontrandosi con molte persone colpite dal dramma del terrorismo.  Lui è riuscito ad unire ciò che la violenza aveva o voleva dividere, per questo dobbiamo essere fieri di essere bresciani.

Lui, si merita questo plauso: Senatore a vita, una richiesta corale, una carezza dello Stato a un uomo giusto.

 

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