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Tre idee e un problema per la Brescia del 2030 | di Alessandro Benevolo

di Alessandro Benevolo – Ragionare della città di Brescia con davanti un orizzonte medio/lungo significa riflettere su una strategia.

Su quali asset futuri puntare e sui percorsi necessari a garantire il loro raggiungimento. La domanda giusta da porsi in via preliminare è: ”cosa rende o potrebbe rendere speciale la città?”

Se ragioniamo di strategie territoriali, la chiave è infatti il concetto di specializzazione (opposto al concetto di indifferenziazione). Sopravvivono o vivono meglio le città capaci di dare efficacia ai propri punti di forza e di minimizzare gli effetti delle proprie debolezze.

Ogni città possiede caratteristiche uniche dovute alla sua origine e/o alla sua evoluzione. I latini identificavano questo concetto con un’espressione assai felice: “genius loci”, un’espressione che rimandava nell’antichità ad una divinità minore, nume tutelare di uno specifico luogo, ma che oggi viene estesa a significare l’importanza che assume un luogo per i sentimenti, i ricordi e le suggestioni in grado di suscitare al singolo individuo.

Per Brescia 2030 dovremo selezionare non già delle buone politiche buone per tutte le stagioni (e per tutte le città), come ad esempio: più recupero, meno consumo di suolo, più servizi d’eccellenza, più abitazioni a prezzi accessibili, meno grande distribuzione, ecc., ma quelle azioni in grado di risalire al genius loci bresciano. Vedo per Brescia in futuro un grande tema di minimizzazione della propria debolezza derivante dall’inquinamento in cui vive: post-industriale, post-politiche dei rifiuti e quello derivante dalla mobilità privata (6 milioni e mezzo di Km. percorsi ogni giorno sulle strade bresciane) e tre versanti in cui ricercare una propria accresciuta importanza.

Per muoversi. A Brescia è stato investito un miliardo di euro per il metrobus e presto un investimento per un tram sulle linee secondarie (Iseo e Cremona). A scala superiore, due miliardi di euro per i treni veloci verso Milano e presto altri 4 per treni veloci verso Verona. Sulla scorta di analoghe esperienze condotte in altre città europee del medesimo rango, con un adeguato sviluppo della rete autobus, Brescia può diventare la prima città italiana di medie dimensioni, ad ottenere una drastica riduzione del traffico veicolare privato.

Per lavorare. Orientando il recupero dei tanti contenitori produttivi dismessi (e in particolare di quelli diffusi non appartenenti da un comparto industriale chiaramente individuato) Brescia può rifornirsi di spazi di lavoro di nuova concezione. Minuti, poco impattanti, di uso anche collettivo, ristabilendo il principio in base al quale la città si è così potenziata nel secolo scorso: offrendo vicinanza tra luogo di residenza e luogo di lavoro.

Per il tempo libero. Rivedendo l’insieme delle aree verdi e a parco della città in forma di sistema e non più come un complesso significativo dal punto di vista dimensionale (Brescia ha, per chi non lo sapesse, la maggior quantità di aree urbane verdi e a parco in ragione dei suoi abitanti nel panorama della città italiane). Ma queste aree si assomigliano tutte mentre potrebbero meglio servire la città se differenziate: quelle specializzate per il gioco dei bambini, per i rollers, per le persone anziane, per lo sport, per la lettura, per l’ascolto della musica, ecc. e se meglio collegate (in una rete di percorsi ciclo-pedonali) con le limitrofe aree collinari.

* Urbanista

Le proposte citate nell’intervento sono state presentate da Benevolo anche in occasione del dibattito “BresciaCittà grande 2030 / il futuro tra sogno e progetto” 

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Redazione BsNews.it

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