di Sandro Belli – La Chiesa e la politica. Una storia complessa che inevitabilmente ha avuto ed ha il problema di trovare sintesi o convivenza tra morale e religione da un lato e mondo degli interessi, dell’economia e del potere. L’appello del Pontefice di domenica scorsa rivolto ai cattolici “entrate in politica… per gettare il seme del Vangelo nel mondo” è stato un richiamo forte e concreto. È certo, tuttavia, che la Chiesa debba non solo renderlo possibile, ma anche cercare di favorirlo in vari modi. Due considerazioni: sul tema scottante delle migrazioni e sul tema dell’eutanasia, temi anche politici, sui quali il sentimento popolare è tormentato, scosso, impegnato in riflessioni e proposte disorientanti: urge una presa di posizione chiara e convincente. Il cristiano sente ogni domenica ripetere ‘ benedetto colui che viene nel nome del Signore ‘ e ragionevolmente pensa che molto meno benedetto debba essere chi viene non in nome del Signore ma in nome di un Dio violento che spinge alla sopraffazione dell’infedele. E la Chiesa in ciò spesso non aiuta a capire quale sia il giusto comportamento, creando malintesi ed incertezze.
Sul tema generale della immigrazione e sulle sue conseguenze sulla vita del nostro popolo, sulla difficile convivenza in aree critiche, sulle forzature e spesso sullo scavalcamento delle tradizioni locali e delle manifestazioni popolari di credenze e fede, la Chiesa dovrebbe dare precisi orientamenti nel rispetto del genuino sentimento popolare, sentimento che, per altro, è alla base del legame stesso fatto di rispetto, religiosità e sintonia che oggigiorno ancora unisce la nostra gente al mondo cattolico. Se si pensa al territorio bresciano, nel quale tradizione, religiosità e socialità determinano un inscindibile amalgama sociale, la voce della gerarchia cattolica non può non cercare di affiancarsi alla politica tentando una convergenza armonica ed una fattiva collaborazione.
Sacrosanto il sentimento di aiuto e carità verso i bisognosi, i migranti, ma nei modi in cui la nostra realtà sociale e popolare può operare. Ricordo ad esempio ciò che diceva il santo Daniele Comboni ” il problema dell’Africa si risolve in Africa “. Parole che oggi mi sembrano sollecitare generosi interventi e investimenti in loco nei paesi a cui il Santo missionario fa riferimento, più che non un’ accoglienza senza regole (giusta solo per chi fugge dalla guerra) disordinatamente aperta a tutti.
Questo mi parrebbe un serio richiamo alla ‘politica alta’ indicato da Papa Francesco, questo che prevede generosità ma anche concretezza e lungimiranza.
Sul secondo tema, l’eutanasia, cioè la possibilità di favorire l’interruzione di un dolore senza senso, in situazioni senza speranza, mi pare evidente che tutto il popolo, sopratutto tutti coloro che hanno assistito malati terminali in gravissimo stato, attenda un’ indicazione di comportamento non dogmatico, ma umano, in armonia col comune senso della vita.
Un politico d’area cattolica, che, spinto dalle parole del Pontefice, dovesse trovarsi a prendere posizione su queste due questioni, dovrebbe poter avere al suo fianco la Chiesa, soprattutto nella delicatezza delle più ardue tematiche.
Alcuni altri argomenti vedono una certa difficile compatibilità fra concrete responsabilità politiche ed i suggerimenti più o meno ufficiali della Chiesa, e credo in coscienza che sia la società civile sia le voci della religione debbano fare ogni sforzo per venirsi incontro, cercando una sintesi fra morale e concretezza politica.
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