Per Chicco Ghidoni l’abbraccio della sua Brescia dopo l’impresa in Canada
Un fiume di emozioni, una corsa contro il tempo, ma tanto – caldo – affetto al posto del freddo polare. E’ stato questo il copione della “festa” organizzata questa mattina per Enrico “Chicco” Ghidoni al Tibidabo di Concesio da sponsor e amici. Un’iniziativa promossa dall’istrionico presidente della Centrale del latte, Franco Dusina, che ha voluto così dare la meritata accoglienza a uno dei “suoi” atleti-simbolo, da poco tornato dal Canada.
Dopo 21 giorni di sofferenze, Chicco, infatti, ha portato a termine la Yukon Artic Ultra, la competizione più fredda e dura al mondo il cui percorso si snoda lungo 700 chilometri in mezzo alla neve (con temperature che arrivano a meno 50) da Whitehorse, città del Canada, da Dawson City estremo nord del territorio dello Yukon, al confine con l’Alaska. Tutto ciò a 63 anni, e a poco più di un anno da un’importante operazione all’anca.
“Due pazzi”, così non ha esitato Dusina a definire Ghidoni e il compagno di squadra Hanno Heiss, altoatesino che nel 2015 aveva vinto la categoria runner e nel 2017 non è riuscito ad arrivare al traguardo nonostante diverse decine di anni in meno dell’amico.
Ad accogliere i due sportivi anche l’ex sindaco di Concesio (e consigliere provinciale) Diego Peli e il loro medico preparatore Marco Rosa, che ha evidenziato l’impegno degli atleti e le condizioni proibitive della gara (“in un giorno si bruciano 12mila calorie: quelle che una persona normale consuma in una settimana”), sottolineando il miracolo compiuto da Ghidoni a 63 anni e ricordando che “Brescia è la capitale di questo sport, visto che dalla Leonessa vengono i fratelli Ghidoni, Stefano Miglietti e Marco Berni”.
“Chicco va fatto scendere dal piedistallo e preso ad esempio”, ha quindi affermato lo sponsor Gialdini prima di passare la parola agli atleti.
Hanno Heiss, il primo a impugnare il microfono, ha ricordato – al limite della commozione – la sofferenza per l’abbandono e il tifo per l’amico. A seguire un caldo abbraccio tra i due. Poi Ghidoni – di fronte all’affetto di amici, moglie e figli – ha preso la parola ed è stato un fiume in piena, raccontando metro per metro la sua avventura al limite della sopravvivenza tra privazione del sonno, fame, lupi, freddo polare e Smarties come ricompensa psicologica. “Il coraggio? – ha detto il campione – “Il coraggio serve a fare le cose che non piacciono: io non ho avuto coraggio”.
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