Caro centro-destra bresciano, se ci sei batti un colpo
(a.t.) In vista delle elezioni cittadine del 2018 il centrosinistra appare sostanzialmente fermo. Del Bono non ha ancora annunciato la propria candidatura, né il perimetro dell’alleanza. Ma salvo sorprese, il sindaco uscente sarà in campo con una maggioranza non troppo diversa dall’attuale e la civica a compensare eventuale perdite di voti del Pd. L’unica variabile locale pare essere l’eventuale allargamento della maggioranza a forze della diaspora democristiana e a Piattaforma civica di Francesco Onofri. Ipotesi ad oggi poco realistica, che però se si concretizzasse potrebbe chiudere preventivamente i conti per le prossime votazioni, scoraggiando eventuali candidature di spicco nel centrodestra.
Ma, fatte salve le dinamiche nazionali, Del Bono non ha forse nemmeno bisogno di un progetto per vincere in una città che da sempre è più schierata a centrosinistra del resto del territorio bresciano (come dimostra il recente referendum). Il centrodestra non può dire lo stesso. Ad oggi, infatti, la coalizione alternativa al Pd non ha un leader riconosciuto. Non ha un regista. Non ha un candidato. Ma soltanto una parvenza di unità decretata dalla fine dell’asse Forza Italia Pd in Broletto.
Di nomi per la carica di sindaco, in questi mesi, se ne sono fatti molti. C’è chi punta di nuovo su Adriano Paroli, chi sul suo vicesindaco Fabio Rolfi o sull’ex presidente del consiglio Simona Bordonali. C’è, ancora, chi fa il nome di Alberto Cavalli. Chi sogna di candidare Onofri. C’è chi invoca una discesa in campo (o almeno un maxifinanziamento) del presidente uscente di Aib Marco Bonometti, anche se l’interessato ha dichiarato proprio a BsNews.it di non avere intenzione di candidarsi. Qualcuno, nell’ottica di uscire dai confini di partito, aveva fatto anche il nome dell’ex presidente di Associazione Artigiani ed ex assessore provinciale Enrico Mattinzoli: un nome gradito ad ambienti forzisti e alla Lega. Ma al momento la candidatura di Mattinzoli deve fare i conti con i veti e le liti degli alleati forzaleghisti (a partire da Fdi e civica) perfino nella sua Desenzano.
Insomma: i nomi che circolano sono tutti di un certo peso. Ma destinati al suicidio se non sostenuti da un progetto. Unitario e credibile.
Oggi il centrodestra cittadino ha trovato un nuovo collante nell’opposizione a Del Bono. Ma fatica comunque a costruire un vero progetto per le prossime elezioni. La Lega – che stavolta potrebbe diventare il primo partito dell’alleanza – non ha ancora deciso se forzare su un proprio nome. Né se imporre le primarie agli alleati. Forza Italia, che nel 2013 valeva il 14 per cento contro una media nazionale del 21, è attraversata da una sanguinolenta guerra di correnti (in cui si registrano movimenti, ma con dubbie prospettive elettorali) e gli ultimi i sondaggi danno il partito all’11 per cento sul nazionale. L’Udc, commissariata da Cesa, è svuotata. Fratelli d’Italia c’è, ma deve ancora pesarsi. Il neonato movimento di Tosi, che sabato inaugura la prima sede a Brescia, può stare a destra come a sinistra. E l’effetto sindaco uscente non c’è più (la civica Paroli aveva preso quasi il 10 per cento). Anzi: la variabile Grillo – che pure a Brescia è ben sotto la media nazionale – può erodere ancora consensi all’alleanza.
Con le premesse attuali, dunque, il 38 per cento ottenuto da Paroli nel 2013 appare un punto di arrivo, quasi un sogno, non certo un punto di partenza. Solo invertendo questa prospettiva con un progetto politico che va costruito in fretta il centrodestra bresciano può scongiurare il rischio del si salvi chi può e convincere un nome credibile a fare da portabandiera. L’alternativa per gli elettori che si riconoscono in quel fronte è quella di continuare così e accendere ceri bresciani all’altare di un nuovo “miracolo italiano”.