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San Polo, riapre l’ex bitumificio Gaburri tra rassicurazioni e paure

Da qualche giorno è tornato pienamente operativo l’ex bitumificio Gaburri di San Polo, chiuso più di tre anni fa a causa delle emissioni anche doppie rispetto ai parametri fissati per legge e delle ripetute lamentele da parte della popolazione su cattivi odori e irritazioni alle mucose.

Ma se dall’azienda che ha acquisito l’attività dal fallimento Gaburri, arrivano rassicurazioni per il nuovo “impianto di conglomerato bituminoso”, gli ambientalisti restano preoccupati che la discontinuità promessa dai nuovi gestori rimanga soltanto sulla carta, mettendo nuovamente a rischio la salute dei cittadini.

“Rispetto alla gestione precedente”, spiega il responsabile dell’impianto Karim Salvadori (Panni Srl), “abbiamo apportato alcune modifiche all’impianto. Il filtro a carboni attivi – posizionato già da Gaburri, ma in passato poco utilizzato – unito al rinnovo del filtro a maniche ci permetterà di ridurre la soglia di composto organico volatile rilevato abbondantemente sotto i 50 microgrammi (limite massimo previsto dalla legge). Inoltre vorremmo rendere le verifiche sulle emissioni più frequenti rispetto all’anno previsto dalla legge e dedicarci soprattutto alla produzione di conglomerati che necessitino di temperature minori e quindi abbiano un impatto ambientale minore”. Salvadori, quindi, assicura che l’impianto lavorerà soltanto nelle ore diurne, come da concessione. Mentre sul fronte del rischio di incendi, Salvadori afferma che “l’asfalto non ha un rischio specifico su questo fronte, perché la possibilità che tale materiale si infiammi è molto bassa e noi non abbiamo depositi di materiali infiammabili”.

Il referente di Panni Srl, inoltre, sottolinea che “il primo anno lavoreremo su bassi volumi”. Ma l’obiettivo è di incrementare le commesse, aumentare l’utilizzo del fresato (da Gaburri Panni ne ha ricevuti in “dote” circa 20mila metri cubi) appena la Provincia concederà l’autorizzazione ancora in sospeso e poi – tempo tre anni – spostare la produzione al confine con Rezzato, aggiudicandosi l’area ex Gaburri che aveva già l’autorizzazione per la realizzazione di un nuovo impianto e su cui Panni avrebbe una prelazione.

Gli investimenti di Panni ad oggi sono stati di 100mila euro. Ma per gli ambientalisti e in particolare il Codisa – l’agguerrito comitato di San Polo che aveva portato allo stop dell’impianto Gaburri – le rassicurazioni dell’azienda non bastano. “Il timore”, sottolinea la presidente Angela Paparazzo, “è che la proprietà non rispetti quanto previsto nella concessione e che torni a produrre tipologie di bitume ad alta qualità e drenanti, che hanno un forte impatto ambientale. Il nuovo asfalto è certamente più remunerativo per l’azienda, ma il filtro a carboni attivi deve funzionare a ciclo continuo con conseguente aumento dei costi e riduzione della produzione. E’ quindi essenziale per la salute dei cittadini che, al di là dei controlli standard delle autorità preposte, le verifiche sul filtro a carboni siano quasi quotidiane e che i filtri a maniche vengano sostituiti in un tempo congruo. Qualche avviso su odori molesti, purtroppo, è già arrivato dalla nostra rete di cittadini segnalatori”.

“Di Panni non sappiamo molto”, conclude Paparazzo, “ci piacerebbe incontrarlo e avere con lui un rapporto diverso da quello che c’era con la precedente gestione, anche se alcune figure aziendali nel passaggio sono rimaste le stesse”. E almeno su questo le parti sembrano avere uno spiraglio di confronto. “A regime vorrei invitare i cittadini a vedere il nostro impianto”, dice Salvadori. E gli ambientalisti aspettano certamente un invito. 

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Redazione BsNews.it

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