di Sandro Belli* – Con un po’ di ottimismo, indispensabile per sopravvivere ai giorni nostri, vorrei indicare l’utilità e la semplicità di un criterio che, applicato in vari campi ad una realtà medio piccola come la nostra città, possa permettere interventi e realizzazioni ambiziose. L’ovvia premessa è che nessun territorio ha ricchezza, generosità e mezzi sufficienti per realizzare grandi opere e per ottenere, muovendosi da solo, risultati di massimo respiro. Nasce la necessità di coinvolgere, sia come finanziatori che come promotori ed utenti, tutte le presenze dell’intero territorio su cui si opera.
Così, ad esempio, se si vuol prolungare alle aree limitrofe il percorso del Metro (fors’anche fino a Cremona e Mantova) non si può non chiedere ai comuni e alle aree coinvolte un giusto supporto sia in conto capitale che in interventi organizzativi – promozionali,utili allo sviluppo e al sostentamento del progetto. I Comuni interessati diventino soci e coadiuvatori del progetto,predisponendo quanto serve nel loro comune e impegnandosi a promuovere e favorire l’uso del mezzo. Sopporteremo che il Metro non sia più ‘la metropolitana di Brescia’; acquisirà un nome diverso, più ‘di area vasta’. Allo stesso modo,molti altri progetti di grande peso hanno bisogno del massimo coinvolgimento possibile; così lo straordinario piano logistico – industriale di Brescia Sud Ovest (piano descritto sui giornali dall’architetto Lussignoli), così il rilancio del centro fieristico. Mi pare infatti che, se Brescia vuol riattivare la Fiera per proporre tutte le attività espositive che una area industriale e artigianale non può non avere, non può far da sola. L’ambito che oggi interessa agli espositori è estremamente vasto,quasi sempre internazionale,ed è necessario un contesto ed una volontà forte,che sappia dare una vivace spinta al progetto e esprimere la forza di un’intera area vasta. Un progetto che dovrà poter essere snello e polivalente. Ancora una volta rispunta la convenienza o forse l’indispensabilità della Lombardia Orientale, o comunque di un motore poliprovinciale, che possa utilizzare tutte le sinergie disponibili.
Una società di servizi come A2a che gestisce servizi in territori molto vasti non va considerata una società di Milano e di Brescia, ma una realtà che,con maggioranza pubblica, possa essere più plurima, partecipata da più tanti comuni e enti territoriali possibili, prevalentemente quelli che ne ricevono i servizi. In altre parole, come mi son permesso di dire in sede di Staff del Sindaco tempo fa, A2a dovrebbe al 50,1% rimanere sempre in mano pubblica, ma coinvolgendo in questa maggioranza, una pluralità di entità pubbliche, con le quali attivare un patto stretto di gestione e indirizzo.
È ovvio che ciascun comune o provincia potrà offrire ciò che sarà nelle proprie disponibilità; ci sarà chi sottoscriverà azioni, chi presterà servizi, chi contribuirà in versamenti di capitale o finanziamenti, ma tutti, rigorosamente tutti dovranno impegnarsi a promuovere, utilizzare e valorizzare l’attività che il territorio in sinergia ha creato.
Ogni progetto dovrebbe sempre commisurarsi al livello di investimento e quindi di aggregazione idoneo e sufficiente per poter essere portato a termine. Una volta sarà necessaria una aggregazione intercomunale, un’altra volta interprovinciale o interregionale. Spesso risulterà utile un patto di rilevante valenza politica per rinsaldare il progetto stesso. Molte sono le vie e i metodi per creare e valorizzare le sinergie. Una cosa è certa: muoversi in solitaria è sempre impervio.
* Imprenditore
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