(e.bentivoglio) L’occasione di presentare alla stampa il quarto volume che Banca Valsabbina con la collaborazione della Fondazione Negri ha dedicato quest’anno a “Brescia e alle origini dell’industria agroalimentare” (è riservata ai soci e sarà disponibile nei prossimi giorni nelle filiali dell’Istituto), è stata propizia anche per fare un parziale bilancio del 2015, la cui attività si chiude in positivo.

Un risultato importante, specie di questi tempi, che però lascia qualche incognita sui numeri “visto che il salvataggio delle quattro banche fallite ci è già costato 4,4 milioni di euro e non conosciamo l’evoluzione della situazione nel breve periodo”, ha esordito il direttore generale Renato Barbieri che non nega la propria arrabbiatura nel dover constatare che “oltre ad averci messo i soldi, la rabbia è ancora maggiore per il modo in cui l’Italia è stata trattata rispetto agli altri Paesi europei, dove gli istituti in crisi sono stati salvati con un intervento statale”.

E all’incertezza si unisce la preoccupazione se l’annuncio di voler vendere al più presto le quattro banche in crisi si concretizzerà davvero entro febbraio. “La fretta porta ad abbassare i prezzi pur di vendere e l’effetto che si genera è quello di svilire l’intero sistema”.

Nonostante il clima ostile di questi ultimi giorni verso le banche, La Valsabbina resta “un istituto solido che continua a puntare su una politica prudente e capace quasi di raddoppiare negli ultimi tre anni (dal 20 al 35%) la copertura dei crediti deteriorati”. Non solo. L’istituto vanta anche un Tier 1 del 14,6% al 30 settembre 2015 contro il 7% base ed un Tier Total del 16% contro il 10,5% di base.

Da chiarire, invece, il controverso bail in, il prelievo forzoso sui conti correnti salvabanche, che tanto sta facendo discutere in questi giorni. “Innanzitutto il bail in è solo una delle possibilità concesse ad un istituto di credito in crisi – fa sapere il direttore centrale Marco Bonetti – e va chiarito che può essere applicato solo sui conti correnti superiori ai 100mila euro”. Inoltre, come gli fa eco il collega Paolo Gesa “paradossalmente, un risparmiatore dovrebbe sentirsi maggiormente tutelato da uno strumento che lo spinge a valutare seriamente la solidità dell’istituto e le sue prospettive di reddito perché sa che adesso, a differenza del passato, ci sono delle regole chiare e certe”.

Con una chiusura in positivo del 2015 la Valsabbina annuncia inoltre l’apertura di quattro nuove filiali entro il 2017: due a Monza-Brianza, una a Verona, una a Bergamo e un’altra a Brescia, “probabilmente in città”, ha detto Barbieri, ma anche di tre plafond dedicate alle imprese. Si va dal rinnovo, con lo stanziamento di un plafond da 5 milioni di euro della collaborazione già in essere da tempo con Artfidi Lombardia, al nuovo plafond da 30 milioni per le aziende del territorio che vorranno puntare sui minibond e di un altro da 20 milioni per gli investimenti in impianti strumentali. Inoltre, verrà lanciata la sottoscrizione di un nuovo Time Deposit a 60 mesi con tassi tra lo 0.90 (per depositi fino a 36 mesi, ndr) e l’1,40 (sui depositi a 60 mesi) e un importo minimo di mille euro.

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Redazione BsNews.it

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