“Riapriamo il Cocoricò, creiamo dei momenti durante la nottata in cui per 20 minuti si spegne la musica e qualcuno ricorda ai ragazzi i rischi dello sballo”. La proposta arriva dal padre di Emanuele Ghidini, il 16enne morto nel 2013 dopo essersi gettato nelle acque del fiume Chiese in seguito ad una serata di sballo con droghe chimiche a casa di amici, ed è indirizzata al questore di Rimini che ha ordinato la chiusura della discoteca Cocoricò dopo l’ennesima retata della Polizia in cui sono state trovate pastiglie e ogni altro genere di droga.
Ghidini crede che non si tratti di un problema di discoteca: “mio figlio” si è sballato “in una casa privata”, scrive nella lettera pubblicata integralmente sulla pagina Facebook Pesciolino rosso creata dopo la morte del figlio -. Il problema dei giovani non è tanto la discoteca, ma le tematiche complesse che li stanno portando a cercare lo sballo come unica modalità di divertimento”.
Quello che vorrebbe il padre di Emanuele è entrare in discoteca, spegnere la musica per 20 minuti e avere la possibilità di parlare ai ragazzi: “Mi rendo disponibile ogni sera a parlare con i ragazzi – propone Ghidini -. Facciamo questa prova, potremmo avere testimonianze "forti" di giovani e adulti che mi affiancherebbero in questa missione”.
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