Sarà in prima fila Massimo Gandolfini, neurochirurgo della Poliambulanza di Brescia, nella manifestazione organizzata il 20 giugno a Roma contro i matrimoni tra persone dello stesso sesso e la "colonizzazione ideologica del Gender". Gandolfini è infatti portavoce del movimento «Difendiamo i nostri figli» che ha organizzato la protesta nazionale. Gandolfini denuncia una degenerazione sociale, puntando il dito sul divorzio breve e le "teorie che propugnano l’indifferentismo sessuale dei bambini. La loro innocenza non va toccata da questi programmi e hanno diritto a avere un padre e una madre, siamo contrari alla parificazione delle unioni civili di coppie omosessuali al matrimonio e se passa il ddl Cirinnà l’equiparazione sarà solo questione di tempo". Già sostenitore del fatto che l’omosessualità è una malattia Gandolfini sostiene, come riporta il Corsera, che "senza una mamma e un papà i bambini subiscono una ferita profonda…" e che "se viene a mancare una delle due figure è chiaro questo processo subirà un danno". Gandolfini, a sostegno delle sue tesi, afferma infatti che le teorie dei movimenti Lgbt si basino su studi senza alcun fondamento scientifico.
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