Sono bastate tre ore per arrestare il tunisino 35enne che sabato mattina, appena fuori dalla stazione ferroviaria di Brescia, ha minacciato un 16enne di consegnargli il cellulare che teneva tra le mani.
Si è trattato di un arresto in flagranza di reato, ma riuscire a convalidarlo non è stata cosa da poco. La ragione? I famigliari della vittima non avevano nessuna intenzione di collaborare.
Il padre del giovane rapinato infatti, dopo essere stato contattato dai poliziotti che gli chiedevano di raggiungere la Questura per esplicitare la formale denuncia del figlio minorenne, ha risposto di essere impossibilitato a raggiungere il comando di Polizia e di non essere nemmeno interessato alla restituzione del cellulare.
Un atteggiamento decisamente insolito che ha costretto gli uomini della Questura a raggiungere l’adolescente e il padre al loro domicilio, nella Bassa bresciana, per il riconoscimento del rapinatore.
Una volta identificato il tunisino, che era già conosciuto dalle forze dell’ordine, il fermo è stato quindi convalidato e l’uomo è stato trasportato in carcere.
La Questura invece resta ancora in attesa che il legittimo proprietario torni a riprendersi il telefono cellulare. Da qui l’appello del dirigente della Volante, Stefano Ravel al senso civico: “Ostacolare l’azione della Polizia costituisce un reato ed è la conseguenza illogica di chi ha subito un sopruso. Un rapinatore lasciato libero di circolare comporta che altri cittadini subiscano il medesimo odioso reato”.
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