Svolta occupazionale alla Fiat di Melfi, Damiani (Fim Cisl): cè da imparare per Iveco
Alessandra Damiani, segretario provinciale della Fim Cisl Brescia, interviene sulla svolta occupazionale alla Fiat di Melfi. Per la Damiani non si tratta di togliersi qualche sassolino dalle scarpe, ma di invitare a leggere la vicenda di Melfi nella prospettiva di altre fabbriche Fiat, a cominciare ovviamente dalla Iveco di Brescia.
DI SEGUITO IL COMUNICATO INTEGRALE
“Cinque anni fa quelli che oggi fanno a gara a darsi merito della “svolta occupazionale” alla Fiat di Melfi dicevano peste e corna dell’accordo sindacale contrattato dalla Fim Cisl per tenere viva una prospettiva industriale in quell’area (e non solo in quell’area). Così va il mondo sindacale in Italia, purtroppo, dove chi urla di più riesce sempre a spostare l’attenzione da chi non si accontenta di andare avanti a slogan ma si impegna a costruire con fatica qualcosa di nuovo.
Le assunzioni annunciate nello stabilimento di Melfi daranno una risposta occupazionale a più di 1000 persone. Per la prima volta registriamo in Italia i riflessi positivi della strategia industriale del gruppo italo- americano. Bravo Marchionne? Sì, piaccia o meno. Ma il plauso vero va al coraggio di chi circa cinque anni fa ha saputo cogliere quella sfida e che con gli accordi sottoscritti ha saputo dare continuità alla presenza di Fiat nel nostro Paese.
Questo risultato arriva dalla introduzione di una organizzazione del lavoro che da un lato ne ha migliorato la qualità e dall’altro ha reso possibile una trasformazione di atteggiamento e di mentalità dei lavoratori, sempre più coinvolti, partecipi e responsabili del proprio lavoro. Tutto questo è frutto di un modello di relazioni sindacali che ha saputo coniugare i necessari cambiamenti organizzativi con la rappresentanza e tutela dei lavoratori, mettendo al centro della propria azione la creazione di opportunità capaci di trasformarsi in crescita occupazionale. La Fim ha saputo cogliere la sfida, mettersi in gioco, assumendosi le responsabilità necessarie, avendo come obiettivo il mantenimento e la creazione di opportunità per il nostro Paese, mantenendo sempre chiaro il percorso, nonostante gli attacchi di coloro che oggi sgomitano per farsene vanto.
Quella di Melfi è una vicenda che ha qualcosa da dire anche per altre fabbriche della galassia Fiat. A cominciare dalla Iveco di Brescia e dai suoi 2.200 lavoratori. La delicata situazione della fabbrica è ad un bivio, e anche qui, un atteggiamento conflittuale a scapito di una assunzione di responsabilità non potrà che allontanare soluzioni positive per i lavoratori. Varrebbe la pena pensarci. Da subito”.