Il consigliere regionale del Pd Gian Antonio Girelli prende posizione contro la possibile chiusura del Tar di Brescia che, secondo quanto previsto dalla riforma della pubblica amministrazione appena varata dal governo, dovrebbe avvenire entro il prossimo 15 di settembre insieme alle sedi di Parma, Latina, Pescara, Salerno, Lecce, Reggio Calabria, Catania. L’esponente del Pd è il primo firmatario una mozione urgente in Regione, che potrebbe andare in discussione già martedì prossimo, con cui chiede al presidente Maroni di adoperarsi presso l’esecutivo perché tenga conto del rapporto tra popolazione e uffici dei diversi Tar. I numeri, infatti, sono a vantaggio della sezione bresciana, che serve la Lombardia orientale e supera per ricorsi depositati (1417) il Tar Piemonte (1233), Liguria (1088), Marche (871) e addirittura doppia il tribunale amministrativo dell’Umbria (726).
“Il provvedimento del governo – spiega Girelli – non tiene in nessuna considerazione il rapporto tra le popolazioni servite e il servizio offerto, né di come storicamente si è strutturata la rete del servizio in rapporto all’accessibilità agli uffici. Concentrare tutto su Milano, in una regione come la Lombardia, significa non tener conto della dimensione del territorio, della rete stradale e ferroviaria, e dei carichi di lavoro. Al Tar lombardo complessivamente vengono depositati 4580 ricorsi l’anno, non lo si può trattare come quello di una regione minore”.
A Brescia, scrive Girelli nella mozione, si trattano casi come quelli di Expo 2015 per le province di competenza, della BRE-BE-MI, delle linee ferroviarie dell’Alta velocità Milano-Venezia, dell’Aeroporto di Bergamo, di bonifiche ambientali di interesse nazionale come quella della Caffaro e del Polo chimico dei Laghi di Mantova.
“Siamo decisamente favorevoli a una riforma della pubblica amministrazione e della giustizia amministrativa – conclude Girelli – e certamente questa passa anche dalla razionalizzazione delle sedi. Ma la riorganizzazione deve essere condotta utilizzando criteri oggettivi, partendo dal rapporto tra gli uffici e la popolazione servita e dal carico di lavoro che si andrebbe a concentrare su un’unica sede regionale. È chiaro che con questo criterio il Tar di Brescia deve rimanere in servizio”.
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