Da Brescia a Sarajevo, in bici e di corsa, per promuovere la pace
E’ stata presentata oggi alla stampa l’edizione 2013 di Percorri la Pace, alla presenza del presidente provinciale delle Acli Roberto Rossini, del parroco di S. Maria in Silva (già coordinatore nazionale di Pax Christi) don Fabio Corazzina e degli organizzatori Andrea Franchini e Antonio Terna.
Dopo l’esperienza del 2011 (Brescia-Assisi) e del 2012 (Brescia-Ginevra), Percorri la Pace porterà ciclisti e runner nella capitale della Bosnia-Erzegovina, a 20 anni dalla sanguinosa guerra nei Balcani. Di corsa e in bicicletta da Brescia a Sarajevo, per una rilettura della pace come convivialità delle differenze e per riflettere sulla necessità della riconciliazione e del perdono
L’evento è organizzato dalle Acli provinciali di Brescia e da US Acli, con il patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, con la collaborazione di Pax Christi Brescia e della Consulta per la Pace e la cooperazione tra i popoli del Comune di Brescia, e con il contributo di Farco Group e di Cogeme Gestioni.
SARAJEVO… IN BICI
Partenza da Brescia giovedì 5 settembre, arrivo a Sarajevo domenica 8 settembre.
Rientro – in pullman – lunedì 9 settembre.
quattro tappe: Brescia-Mestre (190km) Mestre-Cervignano del Friuli (105km) Mimice-Mostar (150km) Mostar-Sarajevo (140km)
SARAJEVO… DI CORSA
Partenza da Brescia giovedì 5 settembre, arrivo a Sarajevo domenica 8 settembre.
Rientro – in furgone – lunedì 9 settembre.
80 km al giorno per una staffetta di pace sulle strade che separano Brescia dalla capitale bosniaca. (Brescia, Padova, Trieste, Spalato, Mostar, Sarajevo)
A Mostar e Sarajevo ciclisti e podisti incontreranno testimoni diretti della tragedia della guerra; uomini e donne impegnati in cammini di dialogo e di riconciliazione.
I motivi del nostro andare (da comunicato stampa)
20 anni fa, Sarajevo diventava il simbolo di una umanità assediata dalla guerra e dalla violenza. Lo stupro come arma di guerra e di umiliazione, le deportazioni e le pulizie etniche di interi territori, i cecchini, le mine antipersona, le stragi, le fosse comuni… il tutto alle porte di casa nostra.
Dentro la guerra e nonostante la guerra, uomini e donne che hanno voluto con insistenza percorrere le vie della diplomazia popolare, della solidarietà , della vicinanza, della gestione nonviolenta del conflitto. Fu impressionante il movimento che dall’Italia portava cibo, abiti, speranza, calore, notizie e amore alle popolazioni ferite dalla guerra, così come l’accoglienza di famiglie intere nelle nostre case, nelle nostre parrocchie, nei nostri comuni.
Poi la pace di Dayton che ha fatto tacere le armi, ma non ha fermato il processo di radicalizzazione della divisione etnica. La soluzione politica imposta per fermare la guerra ha reso difficile un progresso sociale, politico ed economico in una società fatta di diverse componenti religiose e culturali.
Poi il silenzio.
Percorreremo quindi le strade che da Brescia portano a Mostar e Sarajevo e attraverso l’incontro con testimoni diretti di quella tragedia vogliamo riflettere su due prospettive fondamentali anche per il nostro vivere odierno:
è possibile convivere nella diversità oppure la diversità è la causa di ogni violenza? Sarajevo è una città storicamente e spiritualmente multietnica e multireligiosa. In pochi metri raggiungi la sinagoga, la moschea, la chiesa madre ortodossa e la cattedrale cattolica. Perché l’uomo cerca in tutti i modi di cancellare le esperienze di convivenza e di dialogo privilegiando la divisione e il conflitto? Se sparirà Sarajevo con il suo spirito e la sua storia di convivenza l’umanità resterà ferità e impoverita.
dopo l’uso della violenza e della guerra che generano sofferenze e ingiustizie è possibile immaginare dei percorsi di riconciliazione e di perdono? Uno sguardo al mondo e ai suoi conflitti sanguinosi di diversa matrice e natura ci porta necessariamente a considerare il “dopo”. Se non c’è un percorso di riconciliazione e di giustizia ripartiva la vendetta è pronta a esplodere.