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I notai servono, la casta no (atto secondo)

di Fabrizio Santosuosso – Rimango deluso, ma non sorpreso, dell’opinione negativa che molti corretti e stimati cittadini hanno di noi notai. Anni or sono, quando interpretavo la professione con slancio ancora giovanile, ritenevo che esistesse in molti solo una “normale” invidia per chi è riuscito a raggiungere un livello sociale differente. Oggi, dopo due decenni di esperienza, non la penso propriamente così e ritengo alcune di quelle opinioni in parte corrette.

Se non si vuole ripetere banalmente sempre le stesse cose (i notai non servono, i notai guadagnano troppo, i notai vanno aboliti, una firma mi costa mille euro e via dicendo) è bene considerare i notai sotto un duplice aspetto. Da una parte, bisogna capire cosa fa un notaio e a cosa serve la sua firma costosa. Dall’altro, va considerato quell’insieme di norme che ne regolano l’attività.

Non voglio qui ricordare a tutti gli enormi vantaggi (anche economici) che il notariato ha per un sistema civile evoluto. Basti osservare che Russia e Cina, Paesi con economie molto importanti, stanno cercando di adottare il sistema notarile italiano per regolare i loro commerci. O ancora si consideri quanto (cittadini e Stato) spendono negli Usa per la giustizia civile, a causa dell’assenza di un controllo preventivo. In sintesi prevenire è meglio – e anche molto meno costoso – che curare. E questo può comprenderlo anche chi di notariato non ne capisce niente.

Voglio fare l’esempio dei passaggi auto in Italia. Su quest’atto certo banale – a fronte di un risparmio di spesa circa 25 euro (destinati alle tasche del notaio) – si stanno registrando aumenti di truffe e di vendite fasulle, crescite dei costi delle assicurazioni e, in molti casi, anche incrementi del costo stesso dell’atto. E a ciò va aggiunta la riduzione del gettito fiscale per lo Stato (di quei 25 euro, il notaio ne lpagava circa 13 di imposte).

Cosa, invece, è vecchio ed è certamente da cambiare sono proprio le regole che (molte anche del 1913) riguardano l’accesso, la competenza territoriale, le stesse funzioni dei notai e che – indirettamente e senza che nessuno se ne accorga – incidono su costi, servizi, tempistiche e reperibilità per i cittadini che dal notaio ci vanno due o tre volte nella vita.

La domanda che molti si pongono è: perché così pochi notai? Certamente occorre un filtro per evitare abbassamento della professionalità. Ma un blocco andrebbe ancora una volta a discapito dei giovani e della concorrenza. Inoltre vanno riviste le assurde norme sulla competenza territoriale, che incidono senza dubbio sulla qualità del servizio, prima che sui costi. Perché, ad esempio, un operaio di Breno può scegliere – senza allontanarsi troppo da casa – solo tra uno (forse due o tre) notai per un atto? Perché, ancora, un notaio di Desenzano non può fare un atto a Peschiera e viceversa?

La risposta è in una maggiore tutela del cittadino? No. Piuttosto va cercata nella paura che cambino le regole del mercato notarile e si rimanga con meno – o, per alcuni “grandi sommi” notai, senza – lavoro. Perché un notaio, oltre allo studio principale, può avere solo un ufficio in cui è obbligato a stare 24 ore al giorno per tre giorni alla settimana senza la facoltà di stipulare altrove? Cosa potrebbe cambiare per i cittadini se non fosse così? Ve lo spiego io. Se quel notaio apre più di un ufficio – ed è capace, disponibile, volenteroso e si muove sul territorio – si crea maggiore concorrenza e i costi per gli utenti si abbassano. Un’ipotesi che pare proprio non voglia andare giù a molti notai.

Con questa soluzione, certo, si creano differenze nei servizi e, forse in alcuni casi, anche nella prestazione offerta. Ma a quel punto sarà il cittadino a scegliere liberamente, tra i vari notai presenti. Di certo bloccare l’offerta – attraverso l’uso strumentale di regole, norme deontologiche, sanzioni disciplinari – non apporta vantaggio ai cittadini ma, in buona parte, solo al notariato stesso.

Occorre insomma rivedere le regole. Innovarle. E adeguare il notariato ai tempi, che certamente sono cambiati, partendo dai posti occupati negli organismi di categoria del notariato. Dove pochi sono i ricambi formali e quasi inesistenti quelli sostanziali, e dove i controllori (spesso sempre gli stessi da decenni) sono anche concorrenti e vengono, per giunta, eletti dai controllati. Un cambiamento responsabile e doveroso che serve a tutti. Cittadini e notai.

* Notaio a Brescia

LEGGI L’ARTICOLO PRECEDENTE DI SANTOSUOSSO:  http://bsnews.it/notizia.php?id=15368 

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Redazione BsNews.it

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