Strage Piazza Loggia, Fenaroli: “La matrice è neofascista e Paroli è sostenuto da esponenti di estrema destra”

Mercoledì 15 maggio, alla Casa del popolo “Euplo Natali”, in via Risorgimento a Brescia, la lista “Marco Fenaroli. Al lavoro con Brescia” ha proposto alla cittadinanza un incontro intitolato “28 maggio 1974: Brescia non dimentica”, dedicato all’aggiornamento circa l’iter del processo per la strage di Piazza della Loggia.

Oltre alla presenza dei candidati Marco Fenaroli, Francesca Parmigiani e Marco Castelli, l’incontro ha visto la partecipazione dell’avvocato di parte civile Andrea Vigani, il quale ha preliminarmente segnalato la circostanza che, sulla sentenza di assoluzione pronunciata dalla Corte d’Assise d’Appello – e impugnata dalla Procura generale e dalle parti civili con ricorso per cassazione – hanno inevitabilmente pesato il tempo trascorso dalla strage e i numerosi depistaggi (riconosciuti dalle motivazioni della pronuncia), rendendo arduo l’accertamento di responsabilità penali, necessariamente personali.

L’Avv. Vigani, tuttavia, ha rimarcato con nettezza come il processo per la strage, pur essendosi concluso in appello con l’assoluzione degli imputati, abbia sancito in maniera chiara la matrice neofascista della strage, ascrivendola all’area della Destra eversiva dell’ordinovismo veneto e, segnatamente, a Ordine Nuovo; organizzazione dalla quale, come emerge dalla motivazione della sentenza, proveniva l’esplosivo utilizzato in Piazza della Loggia.

A fronte di tale accertamento – pur non definitivo, dal momento che il processo innanzi alla V^ Sezione della Corte di Cassazione avrà inizio il prossimo 20 febbraio 2014 – Vigani ha ipotizzato due possibili scenari: da un lato un annullamento con rinvio della sentenza d’appello, da parte dei giudici della Suprema Corte, con la possibilità, quindi, che, ricelebrando il secondo grado di giudizio, possano essere accertati profili di responsabilità penale rispetto ad alcuni degli imputati; dall’altro la conferma in Cassazione della sentenza della Corte d’Assise d’Appello, con la conseguenza di rendere definitiva una pronuncia che “offre un contributo alla storia e alla memoria” e a fronte della quale non si potrà più affermare che la strage sia rimasta senza colpevoli, né avere dubbi sulla matrice neofascista di essa.

Francesca Parmigiani – avvocato e dottoressa di ricerca in diritto costituzionale – ha sottolineato come chi si candidi ad amministrare la città non possa “non radicarsi, non fare i conti con quanto accaduto in Piazza Loggia il 28 maggio 1974”, da un lato per adempiere al dovere della memoria, dall’altro per far sì che la ferita inferta alla città diventi un monito costante per non dimenticare quale fu l’obiettivo della bomba: colpire una manifestazione antifascista – oltre che uno sciopero generale indetto dalle confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil – e sferrare un attacco esplicito e violentissimo contro la democrazia e il lavoro, nel pieno di una stagione di rivendicazioni, di battaglie democratiche, di lotte sociali.

Marco Castelli, studente del Liceo scientifico Calini, ha rimarcato la necessità di “non interrompere la narrazione della memoria collettiva” – soprattutto rivolgendosi alle giovani generazioni – e ha segnalato con allarme la diffusione di gruppi e di movimenti neofascisti – da Forza Nuova a Casa Pound – diffusisi in modo preoccupante anche a Brescia e in provincia, concludendo con un appello a un antifascismo non “di facciata”, ma sostanziale.

Sullo sdoganamento di tali gruppi, attraverso accordi elettorali siglati con la Destra istituzionale, si è concentrato, nel suo intervento, Marco Fenaroli, il quale ha ricordato la circostanza che – come pubblicamente segnalato in una conferenza stampa recente dalla coalizione di centro-sinistra a sostegno del candidato Sindaco Emilio Del Bono – anche la candidatura del Sindaco Adriano Paroli sia purtroppo sostenuta da esponenti di estrema destra. Fenaroli non ha mancato di definire inaccettabile il fatto che la matrice neofascista della bomba sia ancora oggi messa in discussione da alcuni esponenti politici bresciani di destra, i quali – anche in tempi recenti – nonostante le risultanze processuali, hanno continuato ad affermare che i ritardi nell’accertamento della verità sulla strage siano stati dovuti al fatto che si sarebbero seguite piste sbagliate.

L’incontro si è concluso con alcune domande del pubblico, a fronte delle quali l’Avv. Vigani ha sottolineato come la memoria costi fatica: è stato impegnativo celebrare un processo, a distanza di tanto tempo e con una mole documentale imponente; ora, tuttavia, è richiesto uno sforzo anche a tutti i cittadini: leggere le motivazioni di una sentenza che, non solo ricostruisce la storia dei movimenti neofascisti di quegli anni, ma – una volta divenuta definitiva – non consentirà più che la memoria sulla strage si fondi su teorie opinabili e contrapposte.

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Redazione BsNews.it

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