Lo si è scoperto nell’occasione della presentazione di «Museo Vivo», il progetto vincitore di un premio sulla fruizione dei musei cittadini ideato dal Comune di Brescia e sostenuto da Anci. Elisabetta Ballarin, coinvolta nella seconda metà degli anni Novanta nei tragici fatti relativi alle “bestie di Satana“, ed in carcere a Verziano per scontare la pena di 24 anni e 3 mesi, ha chiesto ufficialmente al Capo dello Stato la grazia.
La Ballarin gode già da un po’ del regime di semilibertà, grazie al quale ha potuto frequentare prima il triennio per la laurea di primo livello, e poi il biennio specialistico in Grafica e comunicazione presso l’Accademia Santa Giulia in città. E proprio un suo lavoro, realizzato assieme alle compagne di corso Elisa Moreschi e Lucia Cariani, ha vinto il premio del Comune.
La sua lettera di richiesta della grazia è stata sottoscritta sia dall’Associazione Carcere e Territorio di Bresci sia dal sindaco in persona. I motivi li spiega sulle colonne del Giornale di Brescia in edicola stamane Carlo Alberto Romano, di Carcere e Territorio: «Abbiamo aderito alla richiesta di grazia redigendo una lettera di motivazioni, quella sottoscritta pure dal sindaco Paroli, in cui abbiamo evidenziato i passaggi rieducativi compiuti, la forte modifica dei comportamenti e la spiccata capacità autocritica sviluppata rispetto al proprio passato».
Esprime la sua opinione anche il sindaco stesso, Adriano Paroli: «Quello che ha fatto non si cancella, ma era un’adolescente, in una compagnia sbagliata. Anche se ciò non giustifica, credo sia uno di quei casi in cui l’approccio di recupero funziona. Io ho avuto modo di incrociarla all’accademia, ma chi la conosce assicura che è un’altra persona. E credo che a chi sbaglia così giovane vada data un’altra possibilità. Anche se le colpe restano».
(a.c.)
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