(a.c.) Si è sforbiciato a destra e a manca, si sono chiusi gli sportelli periferici, dei piccoli centri di montagna, si sono mandati in pensione anticipata i dipendenti in età per farlo, si sono "agevolate" le uscite per i più giovani. Assunzioni bloccate, gli unici contratti stipulati sono per collaborazioni a tempo determinato. In tutto questo gli esuberi a Brescia potrebbero essere ancora 244, presso il Cmp di via Dalmazia, e 100 tra i classici portalettere. Numeri impressionanti, che spaventano i dipendenti e i sindacati.
L’occasione per fare il punto della situazione è stato il congresso provinciale dei postali che aderiscono alla Cisl. Se nell’immediato i 344 dipendenti in esubero non rischiano il licenziamento (verrebbero trasferiti, o assegnati ad altri incarichi), è chiaro tuttavia che la situazione non è affatto rosea. A pesare sul bilancio complessivo dell’azienda ci sono diverse voci di flessione: meno 23,97% per i servizi integrati, meno 4,5% per quelli digitali e multicanale, meno 9,97% la posta non indirizzata, meno 18 per i servizi all’editoria, addirittura meno 47,1% per i pacchi. Flessioni dovute alla concorrenza delle aziende di consegne espresse (Poste Italiane non ha un proprio servizio, si appoggia a Sda), e alla competizione con nuovi operatori quali il bergamasco Media Group.
I sindacati esprimono preoccupazione, e vedono negli investimenti in formazione del personale e tecnologia applicata alle funzioni tradizionali dell’azienda la strategia per il rilancio.
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