Sala Artigianelli piena, ieri sera, per Stefano Saglia e i suoi “intervistatori” d’eccezione: il presidente del Collegio costruttori Giuliano Campana, il segretario della Uil Daniele Bailo, il presidente del gruppo Feralpi Giuseppe Pasini, il presidente della Compagnia delle opere Giuseppe Battagliola e il giornalista Carlo Muzzi, chiamato a sollecitare i quattro. La serata – intitolata “La società civile interroga la politica” e promossa dalla Fondazione della libertà all’interno del Pdl – si è aperta con un video che ha ripercorso alcune delle fasi salienti della storia italiana del Dopoguerra, con tanto di pubblico in piedi a cantare l’inno nazionale. Quindi ha preso la parola l’ex sottosegretario allo Sviluppo del governo Berlusconi, che ricordato in particolare la figura di Pinuccio Tatarella, prima di dare la parola a Muzzi. E riprenderla per la fine dei lavori. Tra gli applausi dei tanti esponenti del partito che potrebbero sostenerlo nella nuova avventura (fra i nomi quelli di Alberto Cavalli, Giampaolo Mantelli, Corrado Ghirardelli, Andrea Arcai, Fausto Di Mezza, Maurizio Margaroli e tanti altri).

DI SEGUITO LA SINTESI DEGLI INTERVENTI

GIUSEPPE PASINI:

  • “Stiamo vivendo un momento di grandissima difficoltà, troppe volte sventoliamo la bandiera italiana quando vince la nazionale per poi dimenticarla nei cassetti. Monti ha preso in mano il Paese in un momento molto difficile: un anno fa non c’erano alternative. All’inizio il professore ha fatto il ragioniere, ma ovviamente oggi non basta. Mancano una politica di sviluppo e la certezza di uscire dalla crisi”.

  • “Che ne dica il sindacato, il ministro Fornero qualcosa ha fatto: ha lavorato bene e in maniera coraggiosa. Oggi uno dei problemi principali è la scarsa flessibilità in entrata e in uscita nel mercato del lavoro. Una parte del sindacato sbaglia quando non capisce che l’imprenditore non licenzia il dipendente per piacere, ma quando ruba o non svolge le proprie mansioni”.

  • “L’Ilva era un’azienda di Stato che, senza un gruppo privato che la salvasse, avrebbe fatto la fine di Bagnoli. Non voglio entrare nel merito degli atti giudiziari, ma dobbiamo dire con chiarezza che l’Italia sta chiudendo il più grande impianto siderurgico d’Europa. Se un imprenditore non fa il proprio dovere lo si costringe a farlo, ma non si chiude un’azienda solo per un braccio di ferro con la magistratura. Dov’è la politica?”.

  • “Le banche devono tornare a fare le banche, guardando alle imprese non solo per i numeri, ma anche per la storia. E lo Stato deve rispettare gli impegni: l’Italia è il peggior pagatore d’Europa”.

  • “La burocrazia è un fardello enorme: da Monti mi sarei aspettato qualcosa in più su questo fronte. E se non saremo in grado di tagliare dove lo Stato è pesante non torneremo mai a crescere”.

DANIELE BAILO:

  • “I primi interventi di Monti, a partire dalla scure sulle pensioni, li abbiamo pagati: ancora oggi veniamo accusati di non esserci opposti abbastanza. E’ stato un gesto di grande responsabilità il nostro. Ma a mente più fredda credo sia necessario rivedere quelle misure: il nuovo governo dovrà intervenire. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, non tutto è da buttare, ma c’è il problema delle uscite e delle difficoltà di ingresso. Bisogna superare con coraggio le barriere del passato che hanno prodotto strumenti imperfetti come la riforma Fornero”.

  • -“La Cgil mi preoccupa. Quando ho sentito la Camusso annunciare il voto a Bersani mi sono chiesto se stesse facendo la sindacalista o altro. E me lo domando anche quando ascolto Landini. Altra cosa è dire che il sindacato ha bisogno della politica come interlocutore: a Saglia mi sono rivolto spesso e lui si è sempre mosso”.

GIULIANO CAMPANA:

  • “Saglia è forse l’unico politico che ci è stato vicino in questi anni difficili, anche se non abbiamo potuto fare molto. Il nostro è forse il settore più colpito dalla crisi: l’ultimo anno è stato tragico. Ma già dal 2006 abbiamo pagato a caro prezzo alcuni decisioni del governo, a partire dalla cosiddetta Bersani Bis. Monti ci ha sistemato. La tassazione sulle nostre attività è salita circa al 71 per cento e i tanto sbandierati tagli hanno riguardato soprattutto ricerca, istruzione e sanità, senza toccare i veri sprechi nella spesa pubblica. L’Imu, poi, ha portato a un aumento del 46 per cento sulle prime case e del 142 per cento sulle seconde. E’ assurdo che i costruttori paghino l’imposta come seconda casa sull’invenduto, e per questo ricorreremo anche alla Corte di giustizia internazionale”.

  • “Sulle ristrutturazioni qualcosa è stato fatto attraverso gli incentivi. Ma servono aiuti simili anche per quanto riguarda l’adeguamento antisismico, e bisogna puntare sulla riqualificazione dei centri storici. Inoltre bisogna tornare a investire sulle infrastrutture: se i quasi quattro miliardi che vengono spesi per la cassa integrazione fossero utilizzati per questo si genererebbe un indotto pari a tre volte tanto”.

  • “Mi auguro che la politica elimini il prima possibile la maledetta burocrazia nazionale e locale: oggi siamo governati dai boiardi di Stato”.

GIUSEPPE BATTAGLIOLA:

  • “Tutti sanno cosa è necessario fare per le imprese. Ma ci sono alcune esigenze preliminari: bisogna varare una nuova legge elettorale e modificare la costituzione per garantire la governabilità. Quanto alle ricette specifiche, uno dei nodi da affrontare è certamente quello dell’accesso al credito. E tutelare il potere d’acquisto, perché altrimenti sarà difficile tornare a crescere”.

  • “I diversi indirizzi della Cdo (qualcuno si è schierato con Monti, altri con Berlusconi, ndr) è la prova che noi non facciamo politica, ci limitiamo al massimo a dare degli indirizzi”.

  • “Il mercato è in contrazione anche nel settore alimentare: il calo è stato del 4 per cento e ha riguardato più il valore che i volumi. Segno che gli italiani sono più sensibili all’offerta e al prezzo, con la sola eccezione dei nuovi prodotti. Le esportazioni, invece, vanno molto bene. Il Made in Italy funziona, ma stiamo operando male: il nodo non è difendere i marchi, ma promuoverli”.

STEFANO SAGLIA:

  • “Siamo reduci da un governo che ha fatto alcune cose, ma contemporaneamente ha subito passivamente le ricette prevalenti in Europa. Non è semplice contrastare queste ricette: io stesso ho avuto modo di rappresentare l’Italia in alcuni consigli europei, ma si trattava soltanto di vetrine, perché tutto era già stato deciso prima. In questi anni il Paese ha ceduto la sua sovranità all’Europa. Oggi bisogna avere la forza di determinare una nuova politica europea. Berlusconi e Aznar avevano una visione dell’Europa diversa da oggi, che prevale una cultura quasi religiosa del pareggio di bilancio. Nessuno mette in dubbio che il rigore serva, ma senza sviluppo non si va da nessuna parte: è necessario mettere in campo un sano orgoglio nazionale anche quando andiamo a trattare in quelle sedi”.

  • “Siamo il secondo Paese manifatturiero d’Europa, mentre nel Nord esistono soprattutto servizi e commercio: possibile che gli incentivi riguardino sempre questi ultimi settori? Questa è una delle grandi battaglie da fare. Le nostre esigenze sono diverse da quelle di altri stati. Qualcuno prende in giro Berlusconi per i rapporti con Putin, dimenticando che l’ex premier tedesco Gerhard Schröder è stato poi nominato amministratore delegato della società nata per far scavalcare l’Ucraina ai gasdotti russi: insomma è diventato un dipendente di Putin. E bisogna anche ricordare a tutti che la Cina per le nostre piccole e medie imprese è solo una fregatura, perché la bilancia dell’interscambio con quel paese è quasi pari a quella con la Serbia. I nostri mercati di riferimento restano quello balcanico e quello mediterraneo, oltre alla Russia per le materie prime”.

  • “E’ necessario allentare alcuni vincoli: non esiste sviluppo senza ripresa del mercato domestico. Per questo è necessario abbassare il cuneo fiscale: il lavoro deve costare meno e i lavoratori devono avere più soldi in tasca. Inoltre l’Imu sull’invenduto, di cui parlava Campana, è una vergogna: la correzione che avevo proposto al governo è scomparsa all’improvviso perché quel moralista di Monti, evidentemente, ha pensato che difficilmente avrebbe potuto spiegare il fatto di far pagare l’Imu a una vecchietta e non ai costruttori: un’assurdità, perché la signora in quella casa ci vive”.

  • “Spero che Di Pietro non torni in parlamento. E’ assurdo che esista un gruppo parlamentare che rappresenta la magistratura e che, siccome Di Pietro non è più presentabile, si passi subito ad Ingroia. In questo modo accadono vicende come quelle sull’Ilva, in cui abbiamo un magistrato che si è messo in testa di chiuderla e altri che, di fronte alla decisione del governo, decidono addirittura di ricorrere alla Corte costituzionale. Questo non è un paese normale e la riforma della giustizia va fatta”.

  • “La riforma Fornero a me non piace perché sul tema del licenziamento consegna ancora al giudice tutti i poteri. Mentre nei paesi civili si usano solo gli indennizzi”.

  • “Mi ha preoccupato la dichiarazione di voto della Camusso pro Bersani. Non è un’adesione elettorale, ma l’operazione di un sindacato che dice: siccome rischi di perdere con Renzi ti voglio fare un favore”.

  • “Berlusconi ha fatto tutti i passi necessari perché ci sia un’unione dei moderati: si è ritirato, ha messo Alfano alla guida del partito, ha fatto posto a Monti e gli ha offerto di guidare il centrodestra. Ma nulla si è mosso. La ricandidatura di Berlusconi è una chance per evitare che quella roba (Monti-Casini-Fini) prevalga. Con loro, nella migliore delle ipotesi, diventeremmo come la Francia di Hollande, dove gli imprenditori – oberati da recessione e patrimoniale – scappano nel vicino Belgio. Insomma: la proposta del Cavaliere – con tutti i limiti e i cialtroni presenti nel Pdl, che mi auguro non vengano ricandidati – è ancora l’unica per questo Paese. Monti è solo la stampella della sinitra. E se Bersani, come possibile, non riuscisse a vincere al Senato si aprirebbero scenari inquietanti: la nomina di Monti a premier o ministro dell’Economia, e magari – passato un anno – anche alla presidenza della commissione europea. Per poi fare strada a Prodi come presidente della Repubblica”.

  • “Ho messo in piedi questa iniziativa con alcuni amici come l’ex presidente del Broletto Alberto Cavalli o l’assessore Corrado Ghirardelli. Siamo tutti nel Pdl con Mariastella Gelmini e Adriano Paroli per tenere il partito sul territorio in maniera unitaria. Questi sono giorni delicati, perché il partito sta scegliendo i candidati. Non so se ci sarò, ma sono convinto che questa sia una battaglia che vale la pena combattere”.

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Redazione BsNews.it

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