Raggiunto nella sua camera di ospedale al Civile da una giornalista del Corsera, il camionista che mercoledì mattina alle 8,25 ha ignorato il segnale lampeggiante del passaggio a livello e ha travolto il treno in arrivo da Brescia e diretto ad Edolo, non riesce a trattenere le lacrime e la paura per aver provocato un incidente tanto grave. “Io sto bene. Mi hanno detto che non ho ossa rotte, ma sono pieno di botte e non riesco ad alzarmi dal letto – esordisce – Piuttosto come sta la capotreno?”. Roberta Rolandi è fuori pericolo, ma le sue condizioni sono ancora gravi, tant’è che i medici hanno preferito trattenerla in terapia intensiva. Da parte sua però, il conducente del tir cerca di giustificarsi dichiarando: “Non ho proprio visto i segnali luminosi del passaggio a livello e in un secondo mi sono trovato con la sbarra abbassata davanti agli occhi, incapace di trovare una soluzione”. E’ stato colto dal panico, insomma. Un panico che è costato 18 feriti e una ferita grave, molto grave. Il camionista pensa a lei, ma anche al camion della ditta per la quale lavorava e ammette rivolgendosi al vicino di letto: “se fosse morta mi sarei buttato dalla finestra, giuro…comunque sono rovinato, ho distrutto il camion del mio titolare”. Intanto Roberta combatte in terapia intensiva, supportata giorno e notte da parenti ed amici, compreso il figlio 18 che, nonostante preferisca non parlare, non la perde di vista un secondo.
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