Protesta in carcere, le Acli bresciane. “Servono misure alternative alla detenzione”
Con un comunicato le Acli bresciane esprimono il proprio sostegno alla protesta della fame iniziata nel carcere di Canton Mombello. di seguito il testo integrale del comunicato:
“Il problema delle carceri deve tornare nell’agenda della politica. Un paese civile non può permettersi di avere una simile situazione, che a Brescia in particolare si manifesta in tutta la sua drammaticità”. Con queste parole il presidente provinciale delle Acli Roberto Rossini, commenta la relazione del dott. Emilio Quaranta, Garante dei detenuti. “Proprio in questi giorni sta partendo la protesta dei detenuti di Canton Mombello attraverso lo sciopero della fame e una class action indirizzata alla Corte Europea dei diritti dell’Uomo. Persone costrette a vivere in condizioni disumane. L’ipotesi di costruire nuove prigioni per risolvere l’attuale sovraffollamento carcerario non è la soluzione più idonea e auspicabile. E neppure la più realistica, vista la situazioni delle casse dello Stato.” Come hanno ricordato alcuni mesi fa alcune associazioni (tra cui le Acli) che si erano riunite per riflettere di questa situazione, “occorre una riforma sostanziale del Codice penale, che promuova una drastica riduzione delle fattispecie di reato e delle pene ed il ricorso al carcere come extrema ratio”. Le Acli bresciane esprimono tutta la loro solidarietà e vicinanza al mondo carcerario (detenuti, familiari, operatori), auspicano una maggiore e più rapida applicazione delle misure alternative al carcere, ed una rapida revisione delle normative altamente criminogene, quali quelle che penalizzano i recidivi nell’accesso ai benefici penitenziari, quelle che prevedono il carcere per i tossicodipendenti e quelle che criminalizzano l’immigrazione clandestina.