di Andrea Tortelli – Siamo pronti anche a rinunciare a una fetta importante della nostra autonomia per sostenere il progetto di una grande multiutility del Nord. Ma soltanto a patto che il nuovo aggregato poggi su una struttura societaria adeguata e non venga costruito con il manuale Cencelli. A dirlo è Fabrizio Scuri, amministratore di Lgh, che – a un anno dall’ultima intervista a Bsnews.it – torna a fare il punto sullo stato di salute e le prospettive della società che aggrega le utility di Rovato (Cogeme), Cremona, Pavia, Lodi e Crema. Aprendo all’ipotesi di un’alleanza con A2A. Ma nel contempo mandando alla società di via Lamarmora un avvertimento chiaro: “sgambetti” come quello che ha portato l’utility di Brescia a partecipare – con un ribasso molto aggressivo – alla gara per il servizio rifiuti di Rovato non rimarranno più senza reazione.
Il primo semestre del 2011era andato molto bene (ricavi + 5,3%, Ebitda + 32%, Ebit + 35%, utile consolidato + 93%). Come si è chiuso l’anno?
“Anche il secondo semestre è stato positivo e il 2011 si è chiuso con una crescita sull’anno precedente. Un risultato non da poco visti i tempi che corrono. Da quando è iniziata l’avventura di Lgh la nostra redditività (Ebitda su ricavi) era del 13-14 per cento. Mentre oggi siamo intorno al 18-19 per cento, allineati con le migliori società del mercato. Ciò non toglie che la crisi si sia fatta sentire anche per noi”.
In cosa?
Abbiamo registrato un calo di circa il 30 per cento nella produzione dei rifiuti industriali, accompagnato da una significativa diminuzione dei prezzi. Ma siamo riusciti a tenere. E a contenere il fenomeno dell’insolvenza per quanto riguarda le famiglie. Le difficoltà maggiori sono arrivate sul fronte bancario. Con gli istituti manteniamo ottimi rapporti, ma – tralasciando la questione dell’incremento dei tassi – in alcuni casi abbiamo registrato rigidità che in altri tempi non ci sarebbero state.
Un anno fa disse a Bsnews.it che Lgh guardava a possibili aggregazioni con altre realtà del Nord Est. Che è successo nel frattempo?
Abbiamo aperto un confronto con Acegas-Aps (l’utility di Padova e Trieste), ma – per ragioni più politiche che economiche – non siamo arrivati a una sintesi. Comunque il confronto non è chiuso. Tanto più se ragioniamo nell’ottica di un processo che potrebbe portare alla nascita di una grande multiutility del Nord…
Da tempo si invoca la nascita di una Rwe italiana per scongiurare il rischio che l’Italia si trasformi in una “colonia” francese o tedesca. Lei che ne pensa? Ritiene che i cambiamenti politici alla guida di alcune città possano aver favorito questo processo?
Deve essere chiaro a tutti che per ottenere il risultato la sola dimensione non basta. E’ determinante, infatti, che vi sia una organizzazione societaria adeguata, in cui gli azionisti si limitano a fare gli azionisti, e che l’aggregato non venga fatto con il Cencelli, sommando semplicemente i valori numerici delle società. Perché altrimenti sarebbe più sensato individuare alcune attività – come l’acquisto del gas – su cui concentrare gli sforzi. Di certo l’impulso per far nascere una grande multiutility del Nord non può partire dagli amministratori delegati: deve essere la politica a dare la spunta iniziale.
Oggi quale strada le sembra più percorribile?
I business comuni potrebbero essere il primo passaggio per arrivare poi all’obiettivo più grande.
E l’idea di un’utility della Lombardia orientale con A2a?
Anche questa potrebbe rappresentare un primo step. Comunque vorrei rilevare che già oggi Lgh, coinvolgendo cinque province, di fatto rappresenta già metà Lombardia.
Ma con A2A – la domanda è ormai di rito – i rapporti come sono?
Generalmente di buon vicinato. Ma non sempre, di recente, è stato così. Penso in particolare alla gara di Rovato. Proprio nel Comune in cui ha sede Cogeme, infatti, A2A è entrata in gara contro di noi presentando un’offerta molto aggressiva, con un ribasso del 30 per cento.
Secondo lei quali sono le motivazioni?
Penso che tutto nasca dalla nostra partecipazione alla gara per la raccolta rifiuti della Valsabbia, a cui noi prendemmo parte quasi per “allenarci”, presentando un ribasso simbolico dell’1 per cento. Un caso ben diverso. Per noi Rovato ha la stessa valenza di Brescia per A2A. Comunque secondo me a prendere questa scelta non sono stati né la politica né i vertici di A2A. E questo mi fa comprendere ancora meno la logica di fondo.
Potreste pensare di fare lo stesso con la gara del 2013 su Brescia quindi?
Se l’idea di fondo di quella mossa è che non esistono gentlemen’s agreement e che il mercato è assolutamente libero, a quel punto tutto potrebbe essere. Ma mi piacerebbe molto aprire un confronto vero con questa azienda. Operiamo sullo stesso territorio, dialogare sarebbe importante. Al di là del fatto che poi si arrivi o meno ad accordi.
L’arrivo di Pisapia a Milano può servire a cambiare qualcosa?
Ad oggi non ho notato particolari cambiamenti. Ma spero che il futuro possa portare novità positive.
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