Onofri: “Tagli al sociale? Piuttosto la Loggia rinunci alla nuova sede unica”
Piattaforma civica, la confederazione di movimenti civici bresciani (Civica Brescia, Officina della città, Ecologisti e Civici) per voce del suo coordinatore Francesco Onofri prende posizione sul tema dell’addizionale Irpef e dei rilevanti tagli della spesa sociale, in vista del consiglio comunale di lunedì 16 gennaio. E invita l’amministrazione comunale a rinunciare al progetto della sede unica, a rinegoziare la convenzione con la società NAU, che si è impegnata a costruirla a sue spese, e a convertire quest’opera in denaro "monetizzando" e incassando il suo costo di esecuzione pari a circa 50 milioni di euro.
“La legge sul patto di stabilità – ricorda Francesco Onofri – consente di utilizzare il 75% degli oneri di urbanizzazione per le spese correnti di manutenzione ordinaria del verde, delle strade e del patrimonio comunale. Questo afflusso di denaro, al posto della sede unica, consentirebbe di liberare rilevanti risorse impegnate su questi importanti capitoli e non provenienti da oneri. E queste risorse diventerebbero utilizzabili per la copertura di tutta o di parte della spesa sociale tagliata ed escluderebbe la necessità dell’addizionale IRPEF. Il tutto rispettando il patto".
Piattaforma civica fa presente che il pagamento degli oneri porterebbe anche un effetto benefico nell’anno successivo all’incasso, perché favorirebbe il raggiungimento dell’obiettivo posto dal patto di stabilità.
"Non sarebbe la prima volta – dice ancora il coordinatore di Piattaforma civica – che un Comune, se c’è un interesse pubblico, abbandona l’idea di un’opera “a scomputo” degli oneri e sceglie di incassarli in denaro. Oggi questo interesse pubblico c’è, ed è il fatto che la sede unica, oltre ad essere sempre stata in sé criticabile, è diventata un lusso che non ci possiamo più permettere. Anche la società NAU avrebbe le sue convenienze a non eseguire un’opera così onerosa, con gare di appalto, possibili controversie, eventuali vizi, rischio d’impresa, ecc."
"È davvero difficile – conclude Francesco Onofri – spiegare ai cittadini perché un intervento edilizio privato così rilevante non apporti alle casse comunali quel denaro che servirebbe per coprire necessità e servizi primari, e al suo posto sia costruito un bene che non è invece per nulla necessario. Prima la spesa sociale, poi le opere superflue".