di Lucia Marchesi – Parliamo di rotonde. O di rotatorie. Non so esattamente quale sia il termine scientifico. Negli ultimi anni, a Brescia e provincia sono spuntate come funghi un po’ ovunque e non sempre hanno portato benefici alle strade in cui sono sorte. In realtà, in alcuni casi hanno addirittura peggiorato la situazione. Non dimenticherò mai l’esilarante scena dell’autobus n. 15 che, bloccato completamente nella rotonda di via Corsica, circondato da auto strombazzanti, mostrava il suo slogan “Rotonda che viene, coda che se ne va”. Crudeli scherzi del destino…
Ci sono però i sostenitori delle rotonde, che portano sempre una validissima argomentazione alla loro causa. «Le hanno inventate i francesi», ti spiegano, come se il riferimento alla gallica infallibilità bastasse a chiudere la questione. Il problema è che la fruizione della rotatoria richiede una disciplina che gli automobilisti italiani, e nello specifico quelli bresciani, raramente posseggono.
La regola generale dice che chi arriva alla rotonda deve dare la precedenza alle auto che già la stanno impegnando. Quindi, signori, perché mi rivolgo soprattutto ai maschietti, se ci sono macchinine che girano intorno all’aiuola, dovete fermarvi. Anche se la cosa vi sconvolge.
Sì, perché a Brescia esistono regole non scritte molto particolari riguardo al diritto di precedenza sulle rotonde. La prima regola non scritta è: «Se io vengo dalla strada principale, la precedenza è sempre e comunque mia. Gli altri devono farmi passare». No, cari signori, non è così. Per tre anni, ogni mattina ho dovuto affrontare la rotonda di via Milano. Quella dell’Esselunga, avete presente? Insomma, chi arriva dalla strada che costeggia il cimitero deve soltanto armarsi di pazienza, perché è assolutamente certo che chi proviene da via Milano non prenderà neanche in considerazione l’idea di rallentare.
Seconda regola non scritta: «Il diritto di precedenza nelle rotonde dipende dalla marca, dalla cilindrata e dal costo dell’autovettura». So che molti resteranno sconvolti, ma non è così. Alle mie amiche che guidano i suv, di cui vi ho tanto parlato, devo purtroppo dare una brutta notizia. Se la rotonda è impegnata da una piccola utilitaria, vi dovete comunque fermare. Lo so, è una regola ingiusta e crudele, ma bisogna rispettarla.
Un altro elemento assolutamente sconosciuto? L’uso degli indicatori di direzione. Volgarmente detti frecce. Sapete quelle lucine arancioni carine carine che lampeggiano? Accese tutte e quattro, per un motivo che ancora mi sfugge, legittimano la sosta ovunque. Se, invece, le accendete due per volta, indicate agli altri utenti della strada che avete intenzione di svoltare. Perché, grande notizia, nessuno è in grado di comunicarlo telepaticamente agli altri automobilisti.
Le frecce devono essere usate anche sulle rotonde, altrimenti lo scopo di snellire il traffico non verrà mai raggiunto. Anche in questo, i “cugini” francesi di cui parlavamo all’inizio sono molto più disciplinati: freccia a sinistra quando si impegna la rotonda, freccia a destra quando si esce. Ovviamente non pretendo tanto, questa abitudine richiede una certa abilità di rapido cambio di frecce. Ma basterebbe non usare la freccia se vogliamo prendere la strada subito di fronte a noi, quella sinistra quando dobbiamo prendere la terza uscita o le successive, e quella a destra quando dobbiamo svoltare alla prima, senza dover occupare realmente la rotonda.
Allora forse, il povero autobus n. 15 potrà mostrare con orgoglio il suo slogan, senza scatenare l’ilarità generale.
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