La manovra correttiva è legge e i sindaci, oggi, faranno sciopero. Un po’ in tutta Italia, secondo quanto deciso dall’Anci nazionale, ma non a Brescia. L’associazione comuni bresciani ha infatti deciso di non aderire, considerando la protesta “inutile a fronte della lettera sottoscritta alla fine di agosto” e bollandola come “strumentale e finalizzata solo alla critica verso il Governo”. Una posizione che ha tolto dall’imbarazzo molti amministratori di Lega e Pdl ma che ha provocato la dura reazione del Pd che ha contestato il presidente dell’associazione Emanuele Vezzola. I sindaci di centrosinistra hanno poi deciso di inviare comunque la lettera predisposta dall’Anci, senza però restituire le deleghe sulle funzioni di anagrafe.
Vi è poi il caso di alcuni comuni – Castegnato, Pisogne e Cigole – che, in autonomia, hanno scelto di aderire “in formula piena” alla contestazione promossa dall’Anci nazionale, rimettendo quindi – solo per oggi – le deleghe (e chiudendo gli uffici).
La situazione resta comunque confusa. Il leghista Attilio Fontana, sindaco di Varese e presidente dell’Anci Lombardia era stato tra i più critici della manovra. Ieri sera ha però annunciato la sua decisione di dimettersi dalla presidenza dell’Anci Lombardia e di non aderire allo sciopero dei sindaci dopo che il suo partito ha chiesto ai suoi primi cittadini di astenersi dalle proteste.
Netto invece il sindaco del capoluogo Adriano Paroli che ieri, nella sua veste di parlamentare, ha votato la manovra. “Brescia non aderirà a questa protesta dell’Anci, l’idea di riconsegnare al Prefetto le deleghe sull’anagrafe e sul decentramento non ha senso” spiega in una breve intervista al Giornale di Brescia. “La situazione attuale richiedeva scelte rapide” aggiunge il primo cittadino. “Il problema dell’Italia non è tanto chiudere gli uffici del Comune per un giorno, è che se non si agiva in fretta con questa manovra avremmo chiuso tutto. Il nostro problema è che bisogna salvare l’euro. Per altro, si parla già dell’eventualità di un’altra manovra nei prossimi mesi prima della Finanziaria. La manovre fatte rapidamente rischiano di contenere norme ingiuste, perché si mette a repentaglio l’esistenza degli enti locali. Al contempo però bisogna tenere conto che siamo di fronte ad un baratro”.
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