Molte hanno preso il treno per raggiungere Roma, o la vicina Milano. Ma centinaia di bresciane hanno comunque voluto manifestare la propria adesione raggiungendo piazza Rovetta. Sono il popolo rosa del “Se non ora quando”, iniziativa nata dalla Rete per gridare che in Italia esistono anche – o meglio: soprattutto – altre donne rispetto a quelle citate quotidianamente dai media: le Ruby e le Minetti salite agli “onori” della cronaca non certo per i loro meriti politici. In piazza sono così scese almeno in 500: militanti di partiti (Rifondazione, Sel, Verdi e Pd), amministratori locali e attivisti dei centri sociali. Ma anche personalità della cosiddetta società civile: insegnanti, scrittrici, immigrati (e, in misura minore, immigrate), ex militanti femministe, mamme, fidanzate, mogli. Donne che fino a ieri, in molti casi, erano rimaste lontane dalla politica. E molti uomini. Tutti uniti dalla volontà di “difendere la dignità della donna e riaffermare un modello femminile diverso da quello voluto dal premier Silvio Berlusconi”. Un evento pacifico, in cui non è mancata però anche una nota polemica nei confronti della Loggia perché – come hanno sottolineato Donatella Albini (consigliere comunale di Sel) e diversi altri – “non si spiega come mai il sindaco Adriano Paroli non abbia voluto concedere piazza Loggia per la manifestazione”.
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