Volare alto tra il nibbio e la poiana

Quando gli antichi volevano spiegare che un possedimento era immenso dicevano che era così grande che “neppure il Nibbio avrebbe potuto percorrerlo”.

Nella Valle di Mompiano è tornata a nidificare la Poiana. Corporatura tozza, collo corto e una colorazione generalmente bruna. In volo la coda a ventaglio appare bianca. Le ali marcano un’area nettamente chiara. Cinque piume remiganti paiono le dita spalancate di mani che catturano il vento. È un rapace fiero che s’è data una discreta confidenza con i boschi antropizzati del Monte Maddalena. Purtroppo l’inquinamento da pesticidi non permette al Nibbio di spaziare i nostri territori. Egli vola lontano in un esilio regale.

Sono dieci anni che Bobo e Luca Archetti condividono con loro gli strati alti dell’atmosfera.

Di quella limpida domenica del due aprile ricordo la corsa via via incredula e concitata. Ricordo il viale alberato sbattere in un ammasso di macerie tali e quali a quelle conosciute nella Bosnia macellata dalla guerra.

Ricordo l’istinto di guardare le colline per capire da dove gli obici avessero vomitato le granate.

Ricordo di non aver compreso nulla sulla causa dello scoppio. Rivivo pezzi di parole: “Gas… forse due morti, quattro… ma gli altri? non si sa…” polvere acre, Vigili del Fuoco, magistrato.

Rammento cemento tritato, lacrime asciutte, oggetti di vita quotidiana frullati. Sento la voce afona di nonno Giuliano che non troverà né risposta né pace.

Oggi non è l’anniversario dello scoppio d’una palazzina a Bovezzo. È un dolore che continua, è una mancanza diffusa. È un’ascesa circolare che – come il volo del rapace – attende di restare immobile, controvento.

È un nervoso spalancare le piume remiganti per ruotare l’occhio a caccia d’una ragione a tanto male.

È un “perché” che lascia soli dentro un buco non rimarginato.

Trovo pace nel guardare questi uccelli librarsi in cielo da Sant’Onofrio alla Valfredda. Mi rasserena pensare che la loro giocosità sia la stessa che ho conosciuto in Bobo. Pare di sentire il canto del Nibbio segnare la presenza del piccolo Luca, invisibile, al suo fianco.

Noi ci rivedremo un giorno e voleremo insieme osservando dall’alto i nostri territori offesi da chi alla vastità del Creato non riconosce gratitudine.

Un capitolo però si chiude. Quel che è rimasto in denaro da quel lutto, ora, è donato con gioia al nostro Ospedale dei Bambini. Sono apparecchiature all’avanguardia per curare i bimbi come Luca che hanno trovato conforto e medici competenti. Sono Borse di studio che in nome di Bobo indagheranno con passione la ricerca per la cura dei più deboli.

È un modo per continuare a volare in alto, in compagnia del Nibbio e della Poiana.

 

Gianluigi Fondra, 2 aprile 2010, Mompiano

 

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Redazione BsNews.it

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