La "trota" agita le acque del popolo leghista bresciano. Dopo la notizia ufficiale della candidatura nel collegio bresciano del figlio di Umberto Bossi alle politiche regionali la base del partito si interroga sulla legittimità della scelta operara dal partito.
Quando ancora tutti i nomi non sono stati scelti (sicura Monica Rizzi, nel listino bloccato, probabili Guido Bonomelli, Roberto Lancini, in forse Giovanni Ventura, Guido Grumi, Stefania Zambelli, Daniela Bertoli, Alessandro Marelli e l\’uscente Enio Moretti) quello di Renzo, soprannominato dal padre "trota" («Mio figlio un delfino? Per ora è solo una trota») è invece sicuro. Se i vertici anche bresciani del partito fanno quadrato attorno al ragazzo, spiegando che avrebbe numerosi interessi nella provincia, avrebbe molti contatti e tanti estimatori, la base invece è piuttosto critica. Aperto su Facebook un gruppo che invita a non votarlo (più di 1000 gli iscritti) in quanto non rappresenterebbe la storia del partito che secondo molti sta diventando un feudo di famiglia Bossi. Certo, il ragazzo verrà messo in lista, ma i voti se li vuole dovrà guadagnarseli come tutti gli altri
a.c.
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