Ancora fuoco vandalico al rifugio nella Valle di Mompiano. Erano quattro anni che non accadeva. L’ultimo rogo dopo la devastazione del tetto a colpi di mazza. Anche se non accertato con precisione, alcuni episodi erano riconducibili a problemi psichiatrici di qualcuno. Da quando il servizio sanitario è intervenuto con decisione non è successo più nulla… fino all’attentato del 3 dicembre scorso.
C’è però una discontinuità con il passato: sta nelle modalità e sopratutto nella “firma”.
La tecnica è dolosa e inequivocabilmente riconducibile a chi sa maneggiare bottiglie incendiarie. Più esplicita la “croce celtica” scritta a spray sulla parete e preceduta dalle lettere HVGI in stile “nazi”.
In Italia, dal 1993, la legge Mancino sanziona con anni di reclusione e multe salate l’utilizzo dei simboli che istigano all’odio razziale. In questo la croce celtica si trova ad essere equiparata alla svastica e il suo ostentamento costituisce apologia di reato.
In anni recenti il grafismo è stato adottato da movimenti neonazisti e nazionalisti bianchi, che lo usano – a detta loro – per rappresentare “l’insieme delle popolazione europee caucasiche” ispirandosi alla mistica fascista o al cosiddetto nazionalismo cattolico.
Di strumentalizzazione dei simboli cristiani ho scritto recentemente perché molto turbato dalla protervia di alcuni movimenti politici che operano in città alimentando una mistificazione della più genuina spiritualità dei bresciani. Orribili “gazebate di crocefissi” in piazzetta Vescovato o deliranti piani urbanistici anti-minareti sono solo le “sparate” più recenti.
Ma cosa centra tutto ciò con l’attività dei Gnàri dè Mompià?
Perché il Ku Klux Klan in “versione nostrana” è tanto disturbato da volontari che curano sentieri e promuovono la frequentazione responsabile dei boschi cittadini?
Apparentemente non c’è nesso. Eppure, se si vuol ben vedere, non è difficile scorgere il fastidio di alcuni bigotti – anche di rango istituzionale – che hanno disprezzato i presepi tematici dei Gnàri.
Negli anni, lungo un cammino simbolico nel bosco, in direzione d’una vera grotta della Natività, si sono proposte riflessioni sul dialogo interreligioso, sui bambini di guerra, sulla riconciliazione e sul perdono.
Migliaia di credenti, mescolati a non credenti, hanno percorso un tragitto dentro la Natura che si fa “Creato” nella sua accezione più universale. Senza distinzioni di elementi, di genere, di provenienza, di opinione, di credo religioso.
Un isolato, sciocco, anonimo, pellegrino scrisse sul quaderno delle firme: “Questo presepio non mi è piaciuto… mancavano solo le bandiere rosse”. E se fosse proprio lui il piromane dal fuoco celtico?
Gianluigi Fondra – Mompiano