Ma dovè la famiglia
di Renato Borsoni – Negli ultimi mesi il nome di Brescia è finito sui giornali per episodi non proprio edificanti: e non è sicuramente un bel vedere, per una terra anzi, per un territorio, come usa dire oggi che nel suo dna ha, tra laltro, piuttosto luminosi esempi di persone e istituzioni note per aver diffuso nel mondo delleducazione principi e insegnamenti a modello per molti (possono bastare le sorelle Agazzi e lEditrice La Scuola?).
La cosa più impressionante è che gli adulti siano essi genitori o amministratori pubblici eletti dalla gente formano unammucchiata informe nella quale non riesci più a distinguere tra i responsabili diretti delle decisioni il caso del sindaco di Adro è lultima perla e latteggiamento della popolazione. È mai possibile che non scatti un sussulto diffuso in una comunità che assiste allumiliazione di un gruppo di bambini di fronte ai loro compagni, siano essi poveri indigeni o portati da esodi dolorosi in mezzo a noi? Ora, credo che mentre scrivo queste righe lepisodio sia stato in qualche modo risolto. Ma la ferita, signori resta. E alla prossima occasione rischia di riaprirsi, in altri modi, in altri luoghi: perché, non neghiamolo, la mala educazione è diffusa, velenosa, infiltrata nei gangli decisionali di molte famiglie: come quelle che invece dovrebbero ritirare in massa i propri figli da luoghi dove si prendono decisioni inqualificabili.
Un altro episodio che apparentemente non ha molto a che fare con il precedente, viene da una località, mi pare, del Veneto, dove il preside di una scuola media propone luso di una felpa di uguale forma e colore per tutti i suoi alunni: con una motivazione se si vuole discutibile, che mi ricorda un po il ritorno dei grembiuli del ministro Gelmini e un po le uniformi degli adolescenti di Mao, ma che trova una giustificazione nello sfoggio sbracato di abbigliamenti più o meno firmati, frutto di una competizione succube di una moda malintesa e dellassenza di un sorvegliato comportamento sociale. Ma i genitori dove stanno? Chi sarà quella madre che manda a scuola quella ragazzina che ieri camminava davanti a me in un pomeriggio di sole primaverile con un minuscolo gonnellino di jeans che lasciava le gambe nude fino a un paio di stivaloni degni di un cavaliere medievale, con un tacco alto e assurdamente martellante per la tranquilla via fratelli Bronzetti?
DA IL QUOTIDIANO IL BRESCIA – 16 APRILE 2010