▼ Mesi di botte per aver detto no al matrimonio combinato: sorelle pakistane in salvo
C’è un problema nella comunità pakistana bresciana, che fatica a marginalizzare chi vive secondo leggi tribali e spesso barbare? I casi più noti sono quelli di Hina e Sana uccise perché “troppo occidentali”, mentre è recentissimo l’episodio delle quattro sorelle picchiate perché “cattive musulmane” (i genitori e il fratello, condannati a cinque anni, sarebbero latitanti). Ma sono numerosi i casi di giovani – in forte prevalenza pakistane – picchiate e segregate per gli stessi motivi e per aver rifiutato le nozze combinate.
L’ultimo episodio è quello portato alla luce dall’edizione odierna del Giornale di Brescia, secondo cui due giovani sorelle (19 e 22 anni) – dopo mesi di angherie e percosse – sono state collocate in una struttura protetta per proteggerle da chi avrebbe dovuto accudirle, il padre.
L’incubo delle due sarebbe iniziato con la morte della madre, per malattia, a inizio del 2024. Durante il viaggio in patria per la sepoltura della donna, infatti, il padre (operaio in una fonderia della Valtrompia) le avrebbe promesse in spese a due cugini che le giovani non avevano nemmeno mai visto in faccia. E quando queste avrebbero provato a ribellarsi sarebbero volati calci e pugni. Lo stesso trattamento riservato loro dal genitore quando le ragazze volevano uscire con le amiche o si vestivano “troppo all’occidentale”.
A maggio, dopo l’ennesimo episodio di percosse (erano state anche inseguite per strada), le giovani avevano deciso però di ribellarsi e denunciare, ponendo fine così alla persecuzione. Su quanto accaduto indaga ora la Procura, con l’ipotesi di reato di maltrattamenti in famiglia.