Formazione e crescita professionale nell’era dello Smart Working
Cresce sempre di più l’attenzione dei lavoratori verso la formazione e la crescita professionale, in particolare negli ultimi tempi dove le aziende si sono dovute adattare a nuove situazioni e a prediligere lo Smart Working il quale richiede competenze non sempre possedute. Garantire possibilità concrete di avanzamento professionale e una formazione costante sul posto di lavoro, sono finiti con l’essere sempre più apprezzati dai dipendenti, diventando una prerogativa in alcuni settori più che in altri e finendo con l’abbracciare fasce di età e competenze sempre più varie.
Formazione professionale, come è vista dalle nuove generazioni
Tra le nuove generazioni è sempre più diffusa la consapevolezza di quanto la formazione continua sia importante per affermarsi nel mondo del lavoro e avere successo. Per fare carriera non basta solo conseguire una laurea o un titolo di studio professionale, ma bisogna specializzarsi sempre di più e distinguersi dalla concorrenza. Il detto “non si finisce mai di imparare” è dunque un concetto oggi chiarissimo per le nuove generazioni, che non vedono più il processo di apprendimento come qualcosa per cui fissare un termine, magari legato al compimento di un ciclo formativo. Essendo cresciuti in un periodo storico che si contraddistingue per la rapidità dell’evoluzione tecnologica e scientifica, dove non si fa in tempo ad apprendere qualcosa che subito esce la sua versione più moderna, i giovani professionisti hanno ben chiaro quanto sia importante l’aggiornamento nel mondo del lavoro.
I lavoratori in generale, e non solo i giovani, si sono resi conto che non formandosi guadagneranno sempre meno e avranno poche chance di spendersi altrove. Saranno quindi destinati a fare sempre lo stesso lavoro e, qualora le cose dovessero andare male (se l’azienda dovesse chiudere, loro venissero licenziati o decidessero di lasciare il posto di lavoro etc.), le possibilità di rimettersi in gioco e ripartire diminuirebbero inevitabilmente al diminuire della loro formazione. Questo non fa altro che confermarci come l’evoluzione dei tempi (come anche la pandemia che ha stravolto ogni cosa, compreso il mondo lavorativo) abbia finito con l’influenzare l’approccio al lavoro di molti professionisti.
Parola d’ordine: reinventarsi sempre
I lavoratori oggi si rendono conto che devono reinventarsi con una velocità e una frequenza maggiore rispetto al passato. Tale flessibilità va di pari passo con l’evoluzione del lavoro, e questo è molto chiaro anche tra i professionisti senior che, di fatto, hanno assistito di persona a quello che il progresso è in grado di fare. Fino a qualche tempo fa si associavano i corsi di formazione e l’apprendimento al mondo scolastico o, in generale, a quello teorico. Si credeva infatti che, una volta portato a termine un determinato percorso di studi (diploma, laurea etc.) ragazzi e ragazze fossero pronti al mondo del lavoro. Dei professionisti belli e fatti insomma, pronti a passare dalla teoria alla pratica.
Adesso, però, le cose sono cambiate e la formazione continua diventa indispensabile non solo per ottenere un lavoro ma anche per mantenerlo. Per questo motivo sempre più persone, non solo i giovani ma anche i lavoratori in età matura (molto più che in passato), sono disponibili e motivati a formarsi in maniera costante. Per molti professionisti, infatti, l’età non è un “ostacolo” e la voglia di apprendere e migliorarsi non è legata agli anni passati a ricoprire un determinato ruolo all’interno di una specifica azienda.
Operai, dipendenti e lavoratori più o meno qualificati negli ultimi anni più che mai si sono trovati nella posizione di doversi interfacciare con le nuove tecnologie. Macchine automatizzate, computer e software sempre più sofisticati e gli enormi passi fatti dall’intelligenza artificiale ha messo questi ultimi davanti ad una verità: o ci si evolve o non si resta al passo con i tempi e, quindi, si finisce col diventare una risorsa di cui l’azienda potrebbe fare benissimo a meno.
A seconda della struttura dei programmi di formazione, un’azienda potrà per esempio sviluppare approcci per migliorare le relazioni interpersonali e le dinamiche di gruppo tra i propri dipendenti, le loro abilità di team working e lo spirito collaborativo tra colleghi. Ciò non solo migliorerà l’atmosfera sul posto di lavoro, ma definirà bene anche la struttura organizzativa e aumenterà possibilità di fare carriera. I professionisti oggi puntano realtà dove questo tipo di cultura aziendale è ben diffusa, proprio perché sperano di lavorare in un ambiente dove è facile stringere rapporti interpersonali con i colleghi, avere fin da subito chiari gli obiettivi che si possono raggiungere e sentirsi essenziali all’interno di un team coeso e aperto al miglioramento.
Il parere dell’esperto: Marco Fattizzo
Marco Fattizzo, direttore del Master in Risorse Umane Bianco Lavoro, ha creato un apposito corso online per imparare a gestire le risorse in remoto: “Il Manager dello Smart Working e del Remote Working”. Fattizzo ci espone il suo punto di vista e dichiara: “L’organizzazione dello Smart Working va vista come una metodologia di tipo olistico. Non quindi una serie di “pezzi” da assemblare, ma una serie di elementi che possono dare un “risultato” solo nel loro insieme. Proprio come un organismo vivente. Nel nostro corso abbiamo creato questo ecosistema trattando tematiche (legate tra loro) di tipo digital, strumenti web, tecniche di comunicazione efficace, approcci normativi e metodologie di lavoro strutturato e per obiettivi (in particolare Agile ed OKR). Fiore all’occhiello: tutta la parte (fondamentale ma spesso trascurata) della gestione degli “spazi di lavoro in smart working”, presente nel corso grazie alla collaborazione con l’innovativa start-up romana ACK Service&Design fondata dall’architetto Alessia Costarelli”.