Sartori, il viaggio dell’erranza | MOSTRAMI UNA MOSTRA / 57
di Enrica Recalcati – Una piccola mostra dal grande significato quella che il Vanvitelliano ci propone in questi giorni. Attraverso le maschere mitiche di Amleto e Donato Sartori abbiamo l’occasione speciale per riflettere di un tema tanto attuale quanto sofferto. Il tema dei migranti e della povertà, ad ampio spettro, considerando anche i cinque milioni di italiani al di sotto della soglia, i disoccupati, malgrado la nostra cultura e formazione siano l’eccellenza a livello europeo. Una carrellata di miseria evocata con maestria da Sarah Sartori, Paola Piizzi, Paolo Trombetta e Bianca Laura Petretto eredi del patrimonio artistico e culturale dei Sartori.
Protagonisti gli “Zanni” le cui origini risalgono al cinquecento bergamasco, i “Giovanni” o “Zuan” giovani meno abbienti, servi, sempre affamati e maltrattati. Sono simbolicamente esposte sette sedie, sparse e rovesciate, corredate di maschere che rappresentano il corpo dei migranti. Il pavimento rivestito da teli e stoffe azzurre che ricordano il mare e sette maschere neutre, bianche, per commemorare i volti spariti nelle acque. Un velo giallo evoca la speranza, ultima a morire, ma filo resistente, unica vera occasione di riscatto, complice e vittoriosa sulle infinite disgrazie. I volti del dolore, dove la mancanza di libertà, la fame, il disagio, la dignità calpestata e tradita ci accompagnano in un viaggio carico di frustazioni, ma unico di insegnamento, seppur nella sua drammatica realtà. La ragnatela gialla ci invita a uscire dal buio, a credere nella possibilità di rivedere la luce. Le poesie di Amleto scultore e partigiano, esposte vicino, nel loro crudo e sincero linguaggio, evocano il dolore della guerra, vissuto sulla pelle e l’immenso desiderio di riscatto: «Eravamo morti nella buca. Più in alto egli giaceva riverso. Nel volgere di un’ora la sua mano nella mia….» e ancora «…Il sangue vivo tanto sangue. Rammento solo urla roche e gemiti e scoppi…» poi «Premerò con le palme gli occhi per ricacciare nel buio remoto la memoria del pianto e il terrore» infine «…Fermatevi, o uomini, fermatevi! La Belva scatenata non vi colga nel sonno…Nessun solco potrà germinare se le piogge saranno lagrime di madri…Ognuno di noi è nato da madre e le trepidanti veglie hanno intessuto bontà. Fermate o uomini la Belva».
La Famiglia Sartori, scultori, pittori, poeti e performer, hanno dato vita alla maschera teatrale della commedia dell’Arte, riuscendo con abilità e intelligenza a sviluppare uno straordinario livello artistico di ricerca e sperimentazione, collaborando con grandi artisti teatrali come Gianfranco De Bosio, J.L.Barrault, Jacques Lecoq, Giorgio Strehler, Dario Fo e Franca Rame. In ricordo di Amleto e Donato Sartori la famiglia ha dato vita al Museo Internazionale di Abano Terme e al Centro Maschere e Strutture Gestuali dove vengono organizzati momenti didattici sull’uso e la costruzione delle maschere teatrali. L’inaugurazione della mostra ha regalato ai presenti una grande emozione attraverso lo spettacolo presentato da Enrico Bonavera, Arlecchino erede di Soleri, e interpretato da Giorgio Bongiovanni attore formatosi al Piccolo di Milano e divenuto interprete per mille e più repliche di “Pantalone de’ Bisognosi”, tipica maschera di Commedia. Il “Naufragio” racconto di un vero naufragio avvenuto nell’Oceano Atlantico Settentrionale, dopo una strepitosa tournée in America di “Arlecchino servitore di due padroni” di Goldoni con la regia di Strehler: Viene narrato come al rientro in Italia della compagnia, le scenografie, i costumi e le maschere contenuti in container siano finiti su di una spiaggia di un’isola delle Azzorre, dopo il naufragio della nave che li trasportava. Bongiovanni racconta lo strazio e il dolore per la perdita dell’amata maschera di Pantalone scolpita dai Sartori, perfetta in fattura e leggerezza, ma anche la storia rocambolesca del miracoloso ritrovamento. Quella maschera così intrisa di viaggio, immigrazione e speranza è ora parte del prestigioso museo dei Sartori. Un tema poliedrico e polivalente quello del viaggio, volutamente giocato sui migranti, dove la maschera rappresenta la voce che esce dal coro, esprimendo la possibilità di interpretare l’immigrazione come occasione di sviluppo e crescita, ma soprattutto un monito per fermare le guerre, la “Bestia” che lacera il mondo.
LA SCHEDA
Sartori, il viaggio dell’erranza
Salone Vanvitelliano Palazzo Loggia Brescia
Dal 12 ottobre al 17 ottobre
Dal lunedì al venerdì dalle 9,30 alle 12,30 e dalle 14 alle 19,30
Sabato dalle 9,30 alle 12,30
Domenica chiuso
Ingresso libero
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