✴️ Elezioni Europee, c’è poco da festeggiare (anche per i vincitori) | di Andrea Tortelli *️⃣

All’indomani delle prossime elezioni, valutazioni ed iniziative dovranno sintonizzarsi quindi su un orizzonte nuovo. Segnato da un bivio: tra chi traccheggia sempre in attesa d’un Godot e chi riposiziona il ruolo fondamentale del PD. Dai livelli parlamentari, che vedono in Loggia attiva “Azione”, a quelli regionali e provinciali. Con alle porte anche le prossime elezioni della Provincia...

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Andrea Tortelli, direttore di BsNews.it
Andrea Tortelli, direttore di BsNews.it

di Andrea Tortelli* – Sono quattro i partiti italiani che festeggiano apertamente i risultati ottenuti Europee: Fratelli d’Italia, Forza Italia, Pd e il tandem Verdi-Azione. Ma il voto apre scenari più complicati, che lasciano – o dovrebbero lasciare – qualche motivo d’angoscia anche ai presunti vincitori.

Meloni, di certo, ha ottenuto un risultato molto significativo: nonostante il drastico calo dell’affluenza, in voti assoluti, Fdi ha perso poco rispetto alle ultime politiche e – soprattutto – rappresenta oggi uno dei pochissimi governi continentali in carica che non è stato punito  dagli elettori. Ma va anche aggiunto che le dinamiche italiane sono particolarmente fluide: il risultato, infatti, appare in linea con i successi che nelle tornate precedenti delle Europee avevano già registrato Forza Italia, il pd Renziano e la Lega. Peccato che ai risultati “da record” sia poi sistematicamente seguito un sonoro tonfo. 

Nel centrodestra, che si conferma nettamente maggioranza del Paese, avanza poi la questione Lega, crollata rispetto a tutte le tornate precedenti (e anche rispetto alle politiche, al netto di Vannacci), che ora – in attesa di capire che ne sarà di Salvini – potrebbe essere tentata di alzare la voce nell’alleanza per rivendicare un nuovo spazio politico. Quanto a Forza Italia, i numeri dicono che il partito ha retto alla morte del suo fondatore, ma resta da capire se lo spazio dei moderati di centrodestra possa essere presidiato ancora dagli ex berluscononiani o se gradualmente Meloni finirà per occuparlo del tutto.

Sul fronte opposto, la somma dei fattori fa circa il totale del centrodestra. Ma parliamo di soggetti che, in molti casi, faticherebbero persino a sedersi al tavolo della trattativa di un nuovo governo. Calenda pone veti su Renzi, come peraltro parte di Pd, verdi-sinistra e cinquestelle. Allo stesso modo, dopo il voto, il confronto fra M5S e dem (e la prospettiva del cosiddetto campo largo) rischia di diventare ancora più complicato, con il partito di Conte tentato a tornare sulla pista identitaria per recuperare consensi e fermare l’emorragia verso il Pd.

Il Pd, certo, festeggia un risultato “personale” positivo (è uno dei pochi partiti con un risultato netto positivo nei voti assoluti). Allo stesso modo l’asse Verdi-Sinistra ha ottime ragioni per festeggiare: i due partiti sono passati da percentuali risibili a numeri quasi europei. Ma resta da capire se saranno in grado di confermare queste percentuali in altre votazioni o se torneranno ai valori di scarsa rilevanza del recente passato. Inoltre appare evidente che l’asse dell’alleanza si è spostato ulteriormente verso sinistra (tra Pd schleniano e verdi/sinistra parliamo di circa il 30 percento dei consensi, meno dei soli dem una decina di anni fa…), dinamica che potrebbe non favorire il ritorno del centrosinistra al potere.

Le elezioni, va ricordato, si vincono con tre ingredienti base (o almeno uno di questi, ma in elevato valore): motivando gli elettori, recuperando voti al centro dello schieramento e aggregando possibili alleati. Il successo dei dem, invece, appare “isolato”, perché realizzato a scapito dei potenziali alleati (grillini, Renzi, Calenda etc) più che attraverso un allargamento della base della coalizione. E da soli non si governa.

* Direttore BsNews.it

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