Ci sono anche due medici bresciani tra le moltissime persone rimaste bloccate in Nuova Caledonia dopo le rivolte della popolazione locale contro la riforma voluta dal governo francese che consentirebbe ai cittadini che risiedono nel paese da almeno dieci anni di votare alle elezioni provinciali.
Luciano Corda e Sara Spandrio, questi i nomi dei due coniugi, erano giunti nell’arcipelago dell’Oceania due settimane fa circa per far visita al figlio Massimo, anche lui medico, sul posto perchè a servizio del sistema sanitario francese. La piacevole gita sull’atollo di Ouvea si è trasformata per marito e moglie in una brutta disavventura a causa della chiusura forzata dell’aeroporto di Nouméa, la capitale, per via delle violenti proteste.
La coppia pare sia stata accolta bene da una tribù locale e avrebbe fatto sapere, lo riportano media locali e nazionali, di essersi anche messa a disposizione come medici nel caso vi fosse la necessità. Secondo quanto si apprende Luciano Corda e Sara Spandrio dovranno attendere ancora alcuni giorni per poter riabbracciare il resto della famiglia – con il figlio anche la moglie e il nipotino – che si trova a La Foa, a una distanza di un centinaio di chilometri dalla capitale.
Le rivolte, che affondano le radici nella questione indipendentista, sono iniziate per contrastare la riforma elettorale voluta da Parigi, che diminuirebbe il peso delle popolazioni indigene nell’amministrazione locale.